OVVERO LA DISPUTA SULL’INTERPRETAZIONE DEL VATICANO II di Mons. BRUNERO GHERARDINI
una premessa di Dante Pastorelli
Ancora una volta l’Amico e Maestro mons. Brunero Gherardini, in attesa che esca l’ultimo suo volume sui problemi posti dal Vaticano II, dal Magistero che ad esso si richiama e dalle riforme che ne sono scaturite, mi fa l’onore d’inviarmi un intervento che chiarisce al colto e all’inclita, o a presunti tali, la sua posizione teologica in questo delicato campo: una posizione da molti condivisa ma da alcuni contestata non sempre col garbo ed il rispetto che richiederebbe un dibattito sereno ed a così alto livello.
Questo saggio, suggerito dalla lettura di osservazioni critiche a giudizio dell’illustre teologo tutto fuor che convincenti, e ravvivato anche da qualche motivata battuta dal salace sapor toscano, affronta con grande rigore scientifico ed ineffabile amore per la Chiesa il tema Concilio, Magistero ed ermeneutica della continuità, che sembra non doversi mai esaurire (“la novella dello stento”). È prevedibile che il presente lavoro non solo avrà larga eco ma susciterà reazioni che mi auguro positive e propositive, non viziate alla base, cioè, da quell’ “infallibilismo”, pericoloso quant’ormai diffuso nella sua banalità, a cui s’aggrappa chi è a corto di solidi argomenti per spiegar certe discontinuità e certe equivoche formulazioni caratterizzanti vari documenti del Vaticano II, ramificatesi e proliferate successivamente in ambito dottrinale e liturgico nel nebuloso e tempestoso post-concilio. Discontinuità ed equivoche formulazioni che non devon esser mai sfuggite agli occhi ed alla mente del card. Ratzinger ed ora Sommo Pontefice felicemente regnante, se, oltre a giudicar gravissima, ingiustificabile, mai occorsa nella storia della Chiesa, la rottura liturgica operata da Paolo VI – e ciò sin dal 1976, lettera al prof. Valdenstein - tanto s’impegna a proclamar un’indimostrata continuità, e se agl’Istituti “Ecclesia Dei” o post Summorum Pontificum è stato concesso il diritto di discuter i punti del Magistero conciliare che ad essi non appaion conciliabili con il Magistero precedente e la Sacra Tradizione. Un esempio per tutti: ecco cosa dichiara mons. Rifan, Amministratore Apostolico della Società S. Giovanni Maria Vianney, in un’intervista rilasciata ad ITEM (“Entraid et Tradition”) il 14 gennaio 2004: