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SEATTLE |
Usa, parte da Seattle la disobbedienza ai vescovi
Intere parrocchie si rifiutano di raccogliere firme per il referendum contro il matrimonio gay
MARIA TERESA PONTARA PEDERIVAROMA
Un inizio in salita per l’annunciata mobilitazione dei cattolici voluta dai vescovi americani in difesa della libertà religiosa: al motto di “La nostra prima e più preziosa libertà” schiere di fedeli – almeno nelle intenzioni dei loro pastori - dovrebbero scendere in piazza o comunque far sentire la loro voce per abrogare le “leggi ingiuste” dello stato. Il culmine sarebbe atteso per il 4 luglio, festa dell’orgoglio nazionale di ogni americano.
Nel mirino dei vescovi non c’è solo la riforma sanitaria – e relativa copertura contraccettiva – ma anche matrimoni gay e aborto. Se i referendum per abrogare le leggi che legalizzano l’aborto non hanno mai raggiunto il risultato sperato dai pastori, la questione dei matrimoni gay offre una seconda opportunità (molti ricordano le parole di fuoco del card. Dolan alla decisione dello stato di New York gli scorsi mesi), nonostante siano state numerose, e qualificate, le voci che nei mesi scorsi si sono levate per consigliare ai vescovi una certa prudenza, per evitare il rischio che altri risultati negativi possano diventare un boomerang contro la Chiesa cattolica intera. Ma su questi temi fede e politica s’incrociano e la mobilitazione dei repubblicani di fatto potrebbe fare la differenza.