Il Cardinale Ciappi, il teologo di papi, da Pio XII a Giovanni Paolo II (all’inizio del suo pontificato): “Il Terzo Segreto dice che la grande apostasia nella Chiesa inizia dal suo vertice. La conferma ufficiale del segreto de La Salette (1846): “La Chiesa subirà una terribile crisi. Essa sarà eclissata. Roma (il Vaticano) perderà la fede e diventare la sede dell’Anticristo “.
ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...
Francesco il ribelle. Contro la "colonizzazione ideologica"
È quella, dice, di chi insegna "che il sesso ognuno lo può scegliere". E intanto i vescovi australiani documentano come avanza ovunque l'ideologia del "gender", a scapito del matrimonio tra uomo e donna
di Sandro Magister
ROMA, 8 agosto 2016 – Rompendo l'iniziale consegna del silenzio, la Santa Sede ha resa pubblica qualche giorno fa la trascrizione del colloquio a porte chiuse avvenuto tra papa Francesco e i vescovi della Polonia nel primo giorno della sua trasferta in quel paese, il 27 luglio a Cracovia:
Una ragione di questa insolita pubblicazione "ex post" è stata probabilmente la volontà di troncare le indiscrezioni che circolavano sui contenuti di quel colloquio, in particolare riguardo alla comunione ai divorziati risposati, vista la compatta contrarietà dei vescovi polacchi a qualsiasi cedimento in proposito.
In realtà, a leggere la trascrizione del lungo colloquio, non vi si trova alcun accenno alla "Amoris laetitia" e alle relative controversie.
Vi si scopre invece, verso la fine, una vibrante arringa del papa contro l'ideologia del "gender", da lui bollata come una "vera colonizzazione ideologica" su scala mondiale.
La Casa delle religioni per aiutare il dialogo contro i radicalismi
Il progetto sarà presentato a Torino Spiritualità
L’area ex Incet dove potrebbe nascere la Casa delle religioni
Le religioni, tutte le religioni che convivono in città, potrebbero avere, in un futuro non molto lontano, uno spazio in cui dialogare, confrontarsi sui grandi temi, su principi, comportamenti, pratiche, tradizioni che si riflettono nell’anima ma anche nella vita di tutti i giorni. Lo studio per «Una Casa delle Religioni. Proposta di edificio multifede per la città di Torino», la base scientifica dell’iniziativa, sarà presentato il 2 ottobre, nell’ambito di Torino Spiritualità dalla Fondazione Benvenuti in Italia e dal Comitato Interfedi (ex olimpico) con il sostegno della Compagnia di San Paolo.
1- Sul volo che da Roma lo portava a Cracovia per la Gmg, papa Francesco ha dichiarato: “Quando parlo di guerra parlo di guerra sul serio, non di guerre di religione. Non esiste la guerra di religione: ci sono guerre per interesse, per soldi, per le risorse naturali o per il dominio dei popoli”.
Due osservazioni: la prima, è che per il Papa le guerre di religione non sono «guerre sul serio»; la seconda, che esistono solo le guerre sul serio cioè per interesse, soldi, risorse naturali e dominio dei popoli. Le guerre di religione non rientrano in nessuna di quelle categorie e pertanto non esistono in quanto guerre.
EL PAPA CI HA INSERITI NELLA NUOVA RELIGIONE UNIVERSALE
Poco tempo fa, ossia sabato 16 luglio, si è svolta in America una vastissima riunione a carattere ecumenico di circa 300 movimenti cristiani appartenenti a chiese diverse: protestanti, evangelici, pentecostali e cattolici all’insegna dell’Unificazione in Gesù, e soltanto in Lui, a detta degli organizzatori.
Il mega-raduno, con l’intento ormai non più ignorabile di lanciare una Nuova Religione Universale ha avuto luogo nella città massonica per eccellenza, al National Mall davanti all’obelisco di Georges Washington che era, per chi non lo sapesse, un Confratello Venerabile del 33° grado.
È inutile far finta che non sia così,
ma è chiaro che c’è in atto uno stravolgimento dei Sacramenti, o se
preferite, uno smaltimento, quasi fossero rifiuti di una Chiesa passata,
scomoda.
Come la Street art sta abbruttendo da dentro la Grande Arte di Fidia, di Lisippo, di Giotto, di Michelangelo, di Bernini, così la Street theology sta scristianizzando da dentro la
Chiesa post moderna, dai tempi del Concilio Vaticano II all’oggi di
Papa Francesco. Ma l’amorevolissimo Dogma, il vero e unico Padre della
carità, per salvare la Chiesa di cui è forma, Sposo e salvezza, fa
miracoli. E ne farà (tanti) anche stavolta. Sempre che lo si segua.
A chi dava fastidio la Chiesa cattolica di Santa Rita a Parigi
Prete trascinato via dalla polizia
di Luciano Lago
A chi dava fastidio la Chiesa cattolica di Santa Rita a Parigi, tanto da decretarne la demolizione e lo sgombero forzato?
Era cosi’ necessario ed urgente, si chiedono in molti, tanto da far intervenire la polizia in assetto antisommossa, che ha interrotto la Messa in corso, che ha trascinato fuori a forza dall’altare il prete che celebrava la. Messa e fatto sgomberare con metodi bruschi i fedeli, con fermo di polizia di coloro che hanno opposto resistenza, incluso il prete ammanettato è portato in camera di sicurezza.
Pubblichiamo volentieri questa critica ad un articolo comparso sulla rivista della facoltà “teologica” pugliese Apulia Theologica, nella quale vengono stigmatizzate le tesi discutibili diffuse su questa. In primo luogo: la negazione dell’ispirazione divina delle Sacre Scritture, e dunque del valore della Rivelazione. Si dimentica in tal modo quanto insegna l’Apostolo Paolo, che chiama le Scritture eloquia Dei (Rom. 3), al suo discepolo Timoteo nella sua II Epistola (2 Tim. 3, 16) e cioè che omnis Scriptura divinitus inspirata.
Santità, nel Confessionale non ci si tappa la bocca
Il Confessionale è un passaggio obbligatorio per ricevere la Misericordia di Dio e il prete non è il “Padre Nostro”, è colui che, mandato dal Signore Gesù in Sua vece (non in Sua assenza, non lo sostituisce) esercita la Sua autorità di perdonare, assolvere, ma il prete non ha la palla di vetro e non conosce i nostri peccati. Ha quindi bisogno di sapere di che cosa ci accusiamo, anche per comprendere la gravità di un peccato, o se si tratta di solo peccato veniale, se è il caso di avviare un cammino, un percorso di penitenza, o se bastano piccole penitenze.
Parole del Papa Francesco alla Porziuncola:
“Invito i Frati, i Vescovi ad andare nei confessionali – anche io ci andrò – per essere a disposizione del perdono. Ci farà bene riceverlo oggi, qui, insieme. Che il Signore ci dia la grazia di dire quella parola che il Padre non ci lascia finire, quella che ha detto il figliol prodigo: “Padre ho peccato contro…”, e [il Padre] gli ha tappato la bocca, lo ha abbracciato. Noi incominciamo a parlare, e Lui ci tapperà la bocca e ci rivestirà… “Ma, padre, domani ho paura di fare lo stesso…”. Ma torna! Il Padre sempre guarda la strada, guarda, in attesa che torni il figliol prodigo; e tutti noi lo siamo. Che il Signore ci dia questa grazia.” (4 agosto 2016, vedi qui)
È tutto molto bello e celestiale ma… il Confessionale è un passaggio obbligatorio per ricevere la Misericordia di Dio e il prete non è il “Padre Nostro”, è colui che, mandato dal Signore Gesù in Sua vece (non in Sua assenza, non lo sostituisce) esercita la Sua autorità di perdonare, assolvere, ma il prete non ha la palla di vetro e non conosce i nostri peccati. Ha quindi bisogno di sapere di che cosa ci accusiamo, anche per comprendere la gravità di un peccato, o se si tratta di solo peccato veniale, se è il caso di avviare un cammino, un percorso di penitenza, o se bastano piccole penitenze.
Dal latino “confessus”, il confiteri significa letteralmente«dichiarare spontaneamente, confessare, parlare, dire il vero…» e scaturisce da un comando di Gesù (Gv 20,21-23). Possiamo citare anche il Vangelo di Matteo: “In verità vi dico che tutto ciò che voi legherete sulla terra, sarà legato anche in cielo e tutto ciò che voi scioglierete sulla terra, sarà sciolto anche in cielo.” (18,18)
L’assoluzione non è automatica, ci sono casi in cui questa non può essere data, e il confessionale non è come timbrare un cartellino per far vedere che c’è stata la nostra presenza. Bisogna “confessarsi” appunto, non dialogare con il prete. Senza dubbio che il “Padre Nostro” può “tappare la bocca” a chiunque, a noi, anche al prete, anche a un Papa, ma se ha dato il mandato ad esercitare questa missione, c’è anche bisogno che il prete sappia di quali peccati il penitente si accusa, così come il peccatore deve sapere e capire la gravità dei propri peccati, anche per assumersi la responsabilità.
La confessione dei peccati è strettamente legato alla “penitenza”, per questo si chiama anche Sacramento della Penitenza, ma se non diciamo questi peccati quali sono, di quale penitenza si può parlare? E se il prete non viene a conoscenza dei peccati, della loro gravità o meno, in base a cosa potrà dare la giusta penitenza, giacché la pena deve corrispondere al grado di peccato commesso? Lo dice il Catechismo!
1450 « La penitenza induce il peccatore a sopportare di buon animo ogni sofferenza; nel suo cuore vi sia la contrizione, nella sua bocca la confessione, nelle sue opere tutta l’umiltà e la feconda soddisfazione».
1455 La confessione dei peccati (l’accusa), anche da un punto di vista semplicemente umano, ci libera e facilita la nostra riconciliazione con gli altri. Con l’accusa, l’uomo guarda in faccia i peccati di cui si è reso colpevole; se ne assume la responsabilitàe, in tal modo, si apre nuovamente a Dio e alla comunione della Chiesa al fine di rendere possibile un nuovo avvenire.
1456 La confessione al sacerdote costituisce una parte essenziale del sacramento della Penitenza: « È necessario che i penitenti enumerino nella confessione tutti i peccati mortali, di cui hanno consapevolezza dopo un diligente esame di coscienza, anche se si tratta dei peccati più nascosti e commessi soltanto contro i due ultimi comandamenti del Decalogo, perché spesso feriscono più gravemente l’anima e si rivelano più pericolosi di quelli chiaramente commessi »
«I cristiani [che] si sforzano di confessare tutti i peccati che vengono loro in mente, senza dubbio li mettono tutti davanti alla divina misericordia perché li perdoni. Quelli, invece, che fanno diversamente e tacciono consapevolmente qualche peccato, è come se non sottoponessero nulla alla divina bontà perché sia perdonato per mezzo del sacerdote. “Se infatti l’ammalato si vergognasse di mostrare al medico la ferita, il medico non può curare quello che non conosce”».
Ci fermiamo qui e ci chiediamo: come può un Papa insegnare il contrario di ciò che insegna il Catechismo della Chiesa Cattolica? Abbiamo capito male noi, o si è spiegato male lui? Nel lecito dubbio, noi consigliamo di NON TACERE nel confessionale, non tacete! Il Papa si sarà espresso male… e ciò che dice deve essere letto alla luce del Catechismo, non il contrario, perché neppure un Papa è superiore alla Chiesa.
La parabola del figliol prodigo non è un invito a tacere nel confessionale, ma un invito ad agire come il figlio che, pentito, torna al Padre. Il Padre “tacerà” nel momento in cui egli confesserà i suoi peccati per ASCOLTARLO e perdonarlo, assolverlo; il Padre tace nel senso che il prete mandato da Lui lo ascolta, non lo rimprovera. E se per i peccati veniali non c’è l’obbligo della confessione soprattutto perché li dimentichiamo, anche se la Chiesa raccomanda l’esame della coscienza proprio per cercare di ricordarli quanti più è possibile, è invece obbligatorio dire quelli mortali, altrimenti c’è anche il rischio di invalidare quella assoluzione e di commettere persino un sacrilegio, se volutamente taciuti. Per l’occasione consigliamo a tutti questo opuscolo scaricabile gratuitamente, vedi qui.
“La confessione è integra e valida quando vengono accusati tutti i peccati gravi. L’integrità dell’accusa dei peccati viene richiesta dalla natura stessa del Sacramento… va notato che Gesù non ha detto semplicemente: “Perdonate i peccati”, ma ha disgiunto la sua affermazione dicendo: “a chi perdonerete i peccati saranno rimessi, a chi non li perdonerete non saranno perdonati”. In altre parole il Signore chiede a coloro ai quali ha conferito questo potere di esaminare quali siano i peccati, se vi sia il pentimento e se vi sia la volontà di porvi rimedio…” (Padre Angelo Bellon OP, vedi qui). Nessun sacerdote può re-inventare i Sacramenti.
Ammonisce San Giovanni Paolo II:
“Poiché il fedele è tenuto all’obbligo di confessare secondo la specie e il numero tutti i peccati gravi commessi dopo il Battesimo e non ancora direttamente rimessi mediante il potere delle chiavi della Chiesa, né accusati nella confessione individuale, dei quali abbia coscienza dopo un diligente esame, va riprovato qualsiasi uso che limiti la confessione ad un’accusa generica o soltanto di uno o più peccati ritenuti più significativi. D’altra parte, e tenendo conto della chiamata di tutti i fedeli alla santità, si raccomanda loro di confessare anche i peccati veniali…” (Motu Proprio Misericordia Dei 7 aprile 2002).
Non accusateci, allora, di fare le “pulci al Papa”. Laddove il dubbio di aver capito male noi è lecito, è lecito anche chiarire che i peccati vanno confessati e non taciuti. Del resto non è il primo discorso, su questo argomento della confessione che Papa Francesco fa, lasciando nell’ambiguità chi ascolta, vedi qui, e qui. Altrimenti ci può venire il sospetto che l’assurda affermazione di mons. Galantino (segretario della Cei, non un prete qualsiasi) che davanti a migliaia di giovani ha detto che Sodoma non fu distrutta, vedi qui, non è stata ignoranza o un incidente, ma parte di un progetto della nuova chiesa di riscrivere la Bibbia… tanto è vero che nessun prelato lo ha ancora corretto pubblicamente per rimuovere lo scandalo dato.
Negli anni ’70 girava su Pedro Arrupe, generale della Compagnia di Gesù, di cui Bergoglio era allievo, una battuta davvero infelice: «Scegliete un gesuita come confessore, perché vi metterà sempre i cuscini sotto i gomiti», una coincidenza?
Le bugie
Un giorno, un signore disse a Padre Pio. “Padre, dico bugie quando sono in compagnia, tanto per tenere in allegria gli amici”. E Padre Pio rispose: “Eh, vuoi andare all’inferno scherzando?!”.
Mancare all’Eucarestia
Un giovane medico, agli inizi degli anni ’50, andò a confessarsi da Padre Pio. Fece l’accusa dei suoi peccati e rimase in silenzio. Padre Pio chiese se avesse altro da aggiungere ma il medico risposte negativamente. Allora Padre Pio disse al medico: “Ricordati che nei giorni festivi non si può mancare neanche ad una sola Messa, perché è peccato mortale”.A quel punto il giovane ricordò di avere “saltato” un appuntamento domenicale con la Messa, qualche mese prima, e ringraziò il padre per averglielo ricordato.
Un confratello raccontava: «Un giorno padre Pio negò l’assoluzione ad un penitente e poi gli disse: “Se vai a confessarti da un altro, vai all’inferno tu e quell’altro che ti da l’assoluzione”», come a dire, senza l’accusa dei propri peccati con il proposito di cambiare vita, si profana il Sacramento e chi lo fa si rende colpevole davanti a Dio.
Spesso infatti Padre Pio trattava i fedeli con “apparente durezza”, non metteva “cuscini sotto i gomiti”, ma è altrettanto vero che lo stravolgimento spirituale che quel “rimprovero” procurava alle anime dei penitenti, si trasformava in una forza interiore a ritornare da Padre Pio, contriti, per riceverne la definitiva e vera assoluzione.
Cari amici buonisti, svegliatevi: o i vostri sogni diverranno una realtà da incubo per tutti. Si sta giocando una fase decisiva della partita che vede la sopravvivenza dei cattolici stessi. Lo stranissimo ragionamento del papa
di Francesco Lamendola
Musulmani che si sono auto-inviati a pregare, e che sono stati accolti a braccia aperte da molti vescovi e sacerdoti (ma non da tutti), all’interno delle chiese cattoliche, durante la santa Messa: ne abbiamo già parlato, ma vogliamo ritornarci sopra, perché riteniamo chequi si stia giocando una fase decisiva della partita che vede, come posta in gioco, la sopravvivenza del cristianesimo, e particolarmente del cattolicesimo, davanti all’assalto di forze potentissime, il cui obiettivo dichiarato è la totale distruzione del Vangelo, della Chiesa e della Rivelazione cristiana. Queste forze sono di duplice natura: esterne e interne.
Grazie alla segnalazione del Direttore di Riscossa Cristiana, Paolo Deotto, abbiamo potuto leggere un interessante articolo pubblicato da Il Mattino di Padova, a firma di una certa Zouhra Tossount, indicata come “studentessa padovana e musulmana”.
L’articolo porta il titolo, un po’ eloquente e un po’ criptico, di “Cattolici e musulmani non uccidono in nome di Dio”, offrendo così ai lettori un’imbeccata che dovrebbe servire a ribadire un dato scontato e invece suggerisce solo una cattiva informazione, forse buona per la propaganda a favore della religione unica mondiale al servizio del nuovo ordine mondiale, ma certo in grado di dimostrare che l’Autrice e il Direttore che la ospita sono un po’ ignoranti e un po’ bugiardi.
Verso la “religione unica” o ateismo universale. Continua il maledetto imbroglio
Un
articolo, tanto mieloso quanto zeppo di sciocchezze e falsità, di una
“studentessa padovana e musulmana”, ci mostra come il lavaggio dei
cervelli per distruggere la Fede cattolica e arrivare alla “religione
unica” prosegua implacabile. Un progetto che ha radici antiche e che
ora, regnante (OMISSIS) vola felice verso la realizzazione.
di Paolo Deotto
.
È
ancora vivo il fetore per il sacrilegio compiuto la scorsa domenica,
quando i seguaci di una falsa religione sono stati accolti a braccia
aperte in diverse chiese durante la Santa Messa, non per invitarli alla
conversione, ma per ribadire la prostituzione al mondo della neochiesa
in nome di una pace solo umana, è ancora vivo, dicevamo, questo fetore e
oggi ci capita sotto gli occhi, su Il Mattino di Padova,un articolo di
tale signora Zohura Tassount, “studentessa padovana e musulmana”, che
riportiamo integralmente.
L’articolo è un raro condensato di banalità, di superficialità e di
inesattezze, condite da una melassa iperglicemica (“siamo tutti un
agglomerato di emozioni e di amore”. Che brivido! – ndr), che non
varrebbe la pena fermarcisi sopra.
Però è utile leggere queste fanfaluche, perché sono tappe del
lavaggio del cervello con il quale si vuole affossare la Fede cattolica
per giungere alla tanto agognata “religione unica mondiale”, che è tra i
progetti espliciti di (OMISSIS).
Nel
periodo medioevale nella Chiesa Cattolica, erano molto frequentii
pellegrinaggi, viaggi compiuti esclusivamente per devozione, ricerca
spirituale o penitenza verso luoghi considerati sacri, in particolare
verso Gerusalemme, Roma e Santiago di Compostela. Chi allora partiva e
andava in pellegrinaggio si faceva straniero e di questa condizione si
assumeva le fatiche e i rischi, sia interiori che materiali, in vista di
vantaggi spirituali e in cambio della salvezza o del perdono dei
peccati. Nei tempi recenti con la desacralizzazione della cultura, il
pellegrinaggio si è sempre più intrecciato con quella del turismo di
massa, del quale è stato considerato una specie di sottoclasse, ed è
stato consegnato, perciò, nelle mani degli operatori economici del
settore. E’ nato, così, il turismo religioso, un turismo in continua
crescita, con un notevole risvolto economico. Si muovono, oggi, oltre
300 milioni di persone l'anno, con un volume di affari che supera i 18
miliardi di dollari.
Brosio: “Vi racconto quando la Madonna portò in Paradiso il fiore di marzapane sulla sua torta di compleanno”
di F. Q.L'ex
giornalista del Tg4 in un post sul suo blog festeggia il compleanno
della "Gospa", alla quale è devoto. E lo fa raccontando questo episodio di F. Q. | 5 agosto 2016
“Voglio ricordare a tutti un episodio capitato ai veggenti e a molti testimoni presenti ad una apparizione negli anni ’80, quando nel giorno del compleanno della Madonna al momento della conclusione dell’apparizione, venne portata una torta e venne dato alla Madonna un fiore di marzapane presente sulla torta. Lei lo prese e salì al Cielo e tutti videro il fiore di marzapane salire verso l’alto!”.
Caro Papa Bergoglio, San Francesco era un crociato e andò a predicare per convertire il sultano e tutti i musulmani alla fede cristiana
Forse papa Bergoglio non si è reso conto, ma ieri alla Porziuncola di Assisi, cuore del francescanesimo, egli ha reso omaggio al più grande dei “fondamentalisti cattolici”, al simbolo di quel fondamentalismo cattolico che è stato il bersaglio polemico di Bergoglio anche nella nota conferenza stampa in aereo di domenica. In quell’occasione il papa, interrogato sul sacerdote sgozzato sull’altare a Rouen, non ha dedicato nemmeno una parola a padre Jacques, ma si è fatto in quattro per negare che quel terrorismo abbia a che fare con l’Islam.
Poi – sempre in difesa dell’Islam – Bergoglio ha aggiunto un attacco ai cattolici: “credo che in quasi tutte le religioni ci sia sempre un piccolo gruppetto fondamentalista. Noi ne abbiamo”. Ma cos’è il “fondamentalismo”? Significa: applicazione letterale dei testi sacri. Nella storia cattolica è proprio san Francesco colui che ha predicato l’applicazione del Vangelo alla lettera, “sine glossa”.
Don Jacques Hamel è stato vittima non soltanto dei due fanatici musulmani a piede libero che lo hanno sgozzato durante la Messa lo scorso 26 luglio. Ora il suo martirio viene sfruttato dai centri di potere mondialisti e dai chierici loro servi per imprimere una nuova spinta alla studiata strategia del sincretismo religioso e della confusione delle identità. Vien da pensare che il barbaro assassinio del sacerdote ottuagenario sia stato pianificato a tavolino, visti la prontezza con cui le autorità supreme dell’Islam francese si sono autoinvitate a Messa e il servilismo con cui i presuli trans- e cisalpini hanno accettato l’ordine di invasione delle nostre chiese nel giorno del Signore da parte di chi Lo nega come Figlio di Dio e senza sosta attacca la fede cristiana in questo punto preciso. Ben felici di poter recitare le loro bestemmie nel cuore del culto cattolico, gli imam non si sono fatti sfuggire l’occasione in barba alla proibizione coranica, che la giurisprudenza sospende soltanto nel caso in cui presenziare a riti di infedeli possa attirare adepti all’Islam.
La duplice strategia dei nemici di Cristo per la dissoluzione: ecumenismo e scisma nella Chiesa
Venerdì, 5 Agosto/ 2016 - di Sergio Basile
La curiosa linea di Papa Bergoglio: il dio unico
Roma – di Sergio Basile – Mai come in questi tempi bui, i cristiani devono stare vicini ai propri pastori e pregare per loro, sia pur nella verità! Una verità che non ammette mezze misure, e vedremo il perché. In un articolo apparso negli ultimi giorni sul web, "12 Times Pope Francis Has Openly Promoted A One World Religion Or A New World Order", scritto dal blogger americano Michael Snyder, vi è un resoconto documentato sulle più stupefacenti dichiarazioni, dal tenore spiccatamente mondialista, che Papa Bergoglio ha fatto negli ultimi due anni e dalle quali si evince la propensione verso un'unica spiritualità globale; verso la contemplazione comune di un "unico dio". Questo nuovo credo sarebbe auspicato e promosso quale panacea all'integralismo e al terrorismo imperante che, tuttavia, lo stesso mondialismo giudeo-massonico-ecumenico crea (vedi, ad esempio, il ruolo dei governi massonici nella creazione e sostegno all'ISIS). Ovviamente non si conosce il voltodi questo provvidenziale "unico dio"! Bergoglio non lo spiega! Di sicuro, evidentemente, non si tratta di Gesù Cristo, considerata l'incompatibilità del cristianesimo con religioni come l'islam e l'ebraismo (e la giudeo-massoneria filo-ebraica) o con filosofie come il buddismo (*).
Dov’è il tesoro dei cristiani, oggi? Dio non è cattolico, certo (come ha osservato Papa Francesco); ma il Dio annunciato dal cattolicesimo è il vero, il solo meritevole di essere conosciuto, adorato e servito come Dio
di Francesco Lamendola
Dov’è il tesoro del cristiano, specialmente oggi? Gesù ha ammonito che là dove c’è il nostro tesoro, ossia la cosa per noi più preziosa, là, necessariamente, vi è anche il nostro cuore. E dunque, per rispondere alla domanda dove si trovi il tesoro del cristiano, oggi, bisognerebbe risalire a una domanda preliminare: qual è la cosa più preziosa per il cristiano, oggi?
Nel tentativo di trovare una risposta a questa domanda fondamentale, dalla quale dipende la risposta a quell’altra, pure essa fondamentale, ci siamo imbattuti in uno scritto di padre Stefano Maria Manelli, un religioso, come è noto, caduto in disgrazia proprio negli anni della sua vecchiaia, dopo aver fatto una grande opera di bene con l’aver fondato e ottenuto il riconoscimento pontificio, fra il 1970 e il 1990, della congregazione clericale dei Frati Francescani dell’Immacolata, cui si è affiancata la famiglia sorella delle Suore Francescane dell’Immacolata, l’uno e l’altra molto attivi e presenti in tutti e cinque i continenti, e ammirevoli per la loro coerenza dottrinale e per la loro indomita opera di apostolato, pur in un momento così critico, per loro (dopo il commissariamento piombato come un fulmine a ciel sereno, tre anni fa) e per la Chiesa tutta. Il loro ideale e la loro vocazione consistono nel vivere intensamente, con pieno e fiducioso abbandono, l’ideale francescano, arricchendolo, secondo l’esempio del martire san Massimiliano Maria Kolbe, alla luce della devozione a Maria Vergine e Immacolata.
Sotto il Pontificato di Liberio, Giovanni, patrizio Romano e la sua sposa egualmente nobile, non avendo figli cui fare eredi dei loro beni, votarono la loro eredità alla santissima Vergine Madre di Dio, supplicandola istantemente con assidue preghiere di far conoscere in qualche maniera in quale opera pia ella voleva che venisse impiegato questo danaro. La beata Vergine Maria, ascoltando benevolmente preghiere e voti tanto sinceri, rispose con un miracolo.
Il 5 Agosto, epoca in cui i calori sogliono essere grandissimi in Roma, una parte del colle Esquilino la notte si ricoprì di neve. Nella medesima notte la Madre di Dio avvisava separatamente in sogno Giovanni e la sua sposa, di far costruire una chiesa sul luogo che vedrebbero coperto di neve, e di dedicarla sotto il nome della Vergine Maria; così ella voleva essere istituita loro erede. Giovanni avendolo fatto sapere al Papa Liberio, questi dichiarò di avere avuta la stessa visione.
Perciò accompagnato dal clero e dal popolo, al canto delle litanie, si portò alla collina coperta di neve, e vi designò il sito della chiesa, che fu costruita a spese di Giovanni e della sua sposa, e che Sisto III poi restaurò.
“Inaccettabile dire che l’islam non c’entra nulla con l’estremismo”
Papa Francesco in Udienza generale del mercoledi in Vaticano (foto LaPresse)
“Quindici anni dopo gli attacchi dell’11 settembre e dieci anni dopo il discorso di Papa Benedetto XVI a Ratisbona, Papa Francesco ha ottenuto il consenso delle elite laiche in relazione alla minaccia del terrore jihadista”. Così il Catholic Herald inizia il racconto della posizione di Papa Francesco in materia di terrorismo, espressa durante il suo viaggio alla Giornata Mondiale della Gioventù di Cracovia. “Il Santo Padre ha parlato sull'aereo di padre Hamel come uno dei molti cristiani uccisi in questa ‘guerra mondiale frammentaria’. Immediatamente consigliato da don Antonio Spadaro, direttore della Civiltà Cattolica e portavoce de facto del Santo Padre, sul fatto che ciò potrebbe essere interpretato come se l'Islam stesse muovendo guerra al cristianesimo, il Santo Padre è tornato sull’argomento con i giornalisti e ha provocato un’ulteriore spaccatura, insistendo che le guerre non sono mai causate dalla religione. Un tema sul quale è ritornato anche durante il viaggio di ritorno: ‘Non esiste un fenomeno come la violenza islamista più di quanto una violenza domestica in Italia costituisce una violenza cattolica’. ‘Esistono persone [islamiche] violente... questo è vero: io credo che in quasi ogni religione c'è sempre un piccolo gruppo di fondamentalisti. Fondamentalisti anche noi li abbiamo’.
Non è chiaro se Papa Francesco parlasse in riferimento alla storia o all’attualità, ma in quest'ultimo caso non vi è alcuna evidenza di integralisti cattolici violenti che agiscono ovunque nel mondo. Ciò che il capo della Chiesa cattolica suggerirebbe è semplicemente eccezionale”.