ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 17 giugno 2017

Oggi esiste un nuovo moralismo

Quando ignoranza e superbia predominano nei Vescovi e affondano la Chiesa


Socrate diceva che esiste un solo bene, la conoscenza, e un solo male, l’ignoranza… e ciò è comprensibile, per noi, dal momento che san Girolamo insegnava che “l’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo…“, senza dimenticare che l’ignoranza ha due facce della stessa medaglia: la prima è quella scusabile quando la persona che ignora certa conoscenza non si arroga però il diritto di insegnare ciò che non conosce e resta nel suo grado di umiltà; la seconda è quella ignoranza che produce la superbia, come il famoso detto “metti un uniforme all’ignorante e diventerà dittatore…
Bene! Tutta questa premessa intanto per sottolineare e confessare la nostra ignoranza in molte materie, specialmente in politica dalla quale ci teniamo volentieri alla larga, al tempo stesso riteniamo umilmente utile spendere due parole, di cui conosciamo invece la materia, a riguardo delle amare conseguenze  di certe affermazioni – politiche e ideologiche – pronunciate dai nostri Pastori.
Non se ne può più che ogni giorno che si aprono le notizie, c’è sempre un Vescovo pronto a dare la sua dose giornaliera di ignoranza e spacciarla come verità. E’ il recente caso del Vescovo di Palermo Corrado Lorefice il quale ha affermato che: “se l’Europa è nel mirino del terrorismo (islamico) è anche colpa di noi europei, con la nostra dissennata politica di depredazione verso altre terre e continenti..”. Laddove  l’affermazione contiene una mezza verità – la depredazione di “noi europei” -, è però indice di grande ignoranza (non crediamo più alla buona fede) non chiarire chi sono stati questi “europei”, e non dire chiaramente che i colonizzatori furono tutti di stampo PROTESTANTE e nichilista, come l’Inghilterra anglicana e la Francia liberale ateista, e non chiarire che il problema reale è L’APOSTASIA DEI CATTOLICI dalla sana Dottrina sociale della Chiesa, a cominciare proprio dai Pastori.

Ma  c’è anche un’altro errore espresso da Lorefice quando afferma: “l’Europa deve rivedere i suoi stili di vita. Non dobbiamo dimenticare che noi europei siamo andati nel sud del mondo proprio per depredarlo…..”. Anche qui una mezza verità – dobbiamo rivedere i nostri stili di vita – mischiata ad una motivazione ignorante, una affermazione a mo di slogan, come va tanto di moda oggi: “noi europei… abbiamo depredato” e giù con il mea culpa, con i sensi di colpa inesistenti… Ora, che noi dobbiamo rivedere questi stili di vita è senza dubbio vero, ma non per i motivi indicati dal pastore, quanto proprio per quella parolina che Lorefice e la stessa chiesa oggi non pronunciano più: CONVERSIONE A CRISTO!
Ma del resto, quando ci troviamo dentro un pontificato al quale non interessa affatto “la verità e la dottrina”, ma sceglie di avanzare con slogan e sdoganamenti per affermare il trionfalismo di una chiesa nazional-popolare-ecumenica-sincretista, vedi qui un esempio fra i tanti – in una parola “non cattolica”, e quando un Pontefice abbandona il linguaggio papale per preferire quello dellaTurtulia, leggi qui, è naturale che  quei vescovi nominati per affermare questa scelta ideologica della chiesa di oggi, non faranno altro che farfugliare – o tertuliare – quella forma di storia ignorante non solo contro la gloriosa vita della Chiesa di tutti i tempi, ma si troveranno ad IMPORLA come fatti veri acquisiti dai quali, chi dissente o tenta di discutere con ragionevolezza l’errore, viene liquidato come sovversivo, o addirittura “antipapista”, un disobbediente, persino un attentatore dell’unità della Chiesa.
E vi preghiamo, davvero, non liquidate queste riflessioni con il moderno mantra dell’infallibilità papale! Usiamo la testa, come insegnava sant’Ambrogio scrivendo al Papa del suo tempo, non per metterci solo il cappello. Ratzinger spiegava che il concetto dell’infallibilità sia papale quando anche dei vescovi, è un dogma spesso frainteso, tale infallibilità non significa che ogni parola affermata da un Papa o da un Vescovo sia infallibile di per sé, e spiegava che esistono una serie di CONDIZIONI che vanno rispettate perché questa infallibilità sia effettiva e che fanno sì che il pontefice, o un vescovo diocesano, non agisca sulla base delle proprie opinioni, bensì sulla base DELLA COMUNIONE NELLA TRADIZIONE DEL MAGISTERO DELLA CHIESA.
Riguardo alla questione europea, dunque, lo stesso Ratzinger chiariva che: ” Nella nostra società attuale grazie a Dio viene multato chi disonora la fede di Israele, la sua immagine di Dio, le sue grandi figure. Viene multato anche chiunque vilipendia il Corano e le convinzioni di fondo dell’Islam. Laddove invece si tratta di Cristo e di ciò che è sacro per i cristiani, ecco che allora la libertà di opinione appare come il bene supremo, limitare il quale sarebbe un minacciare o addirittura distruggere la tolleranza e la libertà in generale. La libertà di opinione trova però il suo limite in questo, che essa non può distruggere l’onore e la dignità dell’altro; essa non è libertà di mentire o di distruggere i diritti umani. C’è qui un odio di sé dell’Occidente che è strano e che si può considerare solo come qualcosa di patologico…” (Ratzinger al Senato italiano, maggio 2004).
Dallo stesso intervento leggiamo questo passaggio fondamentale: “L’Europa, proprio in questa ora del suo massimo successo, sembra diventata vuota dall’interno, paralizzata in un certo qual senso da una crisi del suo sistema circolatorio, una crisi che mette a rischio la sua vita, affidata per così dire a trapianti, che poi però non possono che eliminare la sua identità. A questo interiore venir meno delle forze spirituali portanti corrisponde il fatto che anche etnicamente l’Europa appare sulla via del congedo. C’è una strana mancanza di voglia di futuro. I figli, che sono il futuro, vengono visti come una minaccia per il presente.. (…)  I sistemi comunisti frattanto sono naufragati innanzitutto per il loro falso dogmatismo economico. Ma si trascura troppo volentieri il fatto che essi sono naufragati, più a fondo ancora, per il loro disprezzo dei diritti umani, per la loro subordinazione della morale alle esigenze del sistema e alle sue promesse di futuro. La vera e propria catastrofe che essi hanno lasciato alle loro spalle non è di natura economica; essa consiste nell’inaridimento delle anime, nella distruzione della coscienza morale. Io vedo come un problema essenziale della nostra ora per l’Europa e per il mondo questo, che non viene mai contestato il naufragio economico, e perciò i vetero-comunisti sono diventati senza esitazione liberali in economia; invece la problematica morale e religiosa, di cui propriamente si trattava, viene quasi completamente rimossa. Pertanto la problematica lasciata dietro di sé dal marxismo continua a esistere anche oggi: il dissolversi delle certezze primordiali dell’uomo su Dio, su se stessi e sull’universo – la dissoluzione della coscienza dei valori morali intangibili, è ancora e proprio adesso nuovamente il nostro problema e può condurre all’autodistruzione della coscienza europea, che dobbiamo cominciare a considerare come un reale pericolo…..”
Pertanto, alle domande sulla crisi dell’Europa non c’è quello che afferma Lorefice, ma c’è quello che Lorefice e la squadra bergogliana omettono, ecco le parole di Ratzinger: “Un secondo punto in cui appare l’identità europea è il matrimonio e la famiglia. Il matrimonio monogamico, come struttura fondamentale della relazione tra uomo e donna e al tempo stesso come cellula nella formazione della comunità statale, è stato forgiato a partire dalla fede biblica. Esso ha dato all’Europa, a quella occidentale come a quella orientale, il suo volto particolare e la sua particolare umanità, anche e proprio perché la forma di fedeltà e di rinuncia qui delineata dovette sempre nuovamente venir conquistata, con molte fatiche e sofferenze. L’Europa non sarebbe più Europa, se questa cellula fondamentale del suo edificio sociale scomparisse o venisse essenzialmente cambiata….”.
Sono trascorsi tredici anni da questa mirabile lectio magistralis, e non possiamo fare altro che constatarne la profezia e l’avverarsi, drammatico, dei moniti ragionevolmente esposti. A pochi giorni dalla elezione alla cattedra petrina, Ratzinger tenne una conferenza sull’Europa nella crisi delle culture, vedi qui, nella quale, fra le tante tematiche affrontate, chiarisce il concetto di malsano “PACIFISMO” penetrato nella Chiesa, ecco un passaggio imponente:
“…oggi esiste un nuovo moralismo le cui parole-chiave sono giustizia, pace, conservazione del creato, parole che richiamano dei valori morali essenziali di cui abbiamo davvero bisogno. Ma questo moralismo rimane vago e scivola così, quasi inevitabilmente, nella sfera politico-partitica. Esso è anzitutto una pretesa rivolta agli altri, e troppo poco un dovere personale della nostra vita quotidiana. Infatti, cosa significa giustizia? Chi lo definisce? Che cosa serve alla pace? Negli ultimi decenni abbiamo visto ampiamente nelle nostre strade e sulle nostre piazze come il pacifismo possa deviare verso un anarchismo distruttivo e verso il terrorismo. Il moralismo politico degli anni Settanta, le cui radici non sono affatto morte, fu un moralismo che riuscì ad affascinare anche dei giovani pieni di ideali. Ma era un moralismo con indirizzo sbagliato in quanto privo di serena razionalità, e perché, in ultima analisi, metteva l’utopia politica al di sopra della dignità del singolo uomo, mostrando persino di poter arrivare, in nome di grandi obbiettivi, a disprezzare l’uomo. Il moralismo politico, come l’abbiamo vissuto e come lo viviamo ancora, non solo non apre la strada a una rigenerazione, ma la blocca. Lo stesso vale, di conseguenza, anche per un cristianesimo e per una teologia che riducono il nocciolo del messaggio di Gesù, il “Regno di Dio”, ai “valori del Regno”, identificando questi valori con le grandi parole d’ordine del moralismo politico, e proclamandole, nello stesso tempo, come sintesi delle religioni. Dimenticandosi però, così, di Dio, nonostante sia proprio Lui il soggetto e la causa del Regno di Dio. Al suo posto rimangono grandi parole (e valori) che si prestano a qualsiasi tipo di abuso.”
In queste poche righe Ratzinger affronta il vero problema della crisi europea, del cattolicesimo e del successo dell’invasione islamica in Europa, tutti temi di cui Lorefice o ignora l’esistenza, oppure la offusca come del resto è tipico  del gesuitismo modernista, come vi abbiamo dimostrato in questi recenti studi: vedi qui prima parteseconda parte e terza parte. Questi Pastori modernisti avanzano con un pietoso MORALISMO-POLITICO-IDEOLOGICO dimenticando, o ignorando, o volutamente tacendo, il Dio “Vivo e vero” e il “Suo Regno”, in una parola che, la soluzione a questi problemi sta in fondo in quelle parole del Cristo Gesù: “Cercate prima il regno (di Dio) e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in più.”(Mt.6,33).
Ma del resto, se un generale dei gesuiti afferma che “non sappiamo cosa disse davvero Gesù”, vedi qui nella parte finale del testo, e se un Papa afferma che “Dio non è cattolico”, vedi qui, senza che nessun Vescovo o Cardinale si alzi per correggere l’errore, o chiamatela ambiguità, è naturale la conseguenza devastante che si abbatte come un effetto domino su tutto il resto.
Per il prelato scelto ideologicamente da Papa Francesco, invece: “l’unica parola possibile oggi è accoglienza… senza se e senza ma…“, queste le sue parole… che ci fanno chiedere in quale pagina del Vangelo abbia letto una simile scempiaggine, e soprattutto quando mai la Chiesa nei suoi duemila anni di storia non abbia affrontato tale accoglienza diventando, infatti, UNIVERSALE-cattolica, proprio perché fu la prima realtà comunitaria ad eliminare barriere, confini, lingue, ostacoli di ogni genere.
Certo, una accoglienza non piratesca, ma  A DETERMINATE CONDIZIONI come del resto è descritto dal mandato di Gesù Cristo: «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato…»(Mc.16,15-18), i “se e i ma” li ha imposti Gesù Cristo! Se si separa l’accoglienza dal dovere della predicazione, insegnare la conversione a Cristo Gesù, ci troveremo davanti ad una azione piratesca, ad un arrembaggio contro il quale continueremo a perdere terreno, e a perdere la nostra identità.
Ratzinger ci aveva offerto su un piatto d’argento la soluzione ai problemi, dicendo: “L’Europa, per sopravvivere, ha bisogno di una nuova – certamente critica e umile – accettazione di se stessa, se essa vuole davvero sopravvivere. La multiculturalità, che viene continuamente e con passione incoraggiata e favorita, è talvolta soprattutto abbandono e rinnegamento di ciò che è proprio, fuga dalle cose proprie. Ma la multiculturalità non può sussistere senza costanti in comune, senza punti di orientamento a partire dai valori propri. Essa sicuramente non può sussistere senza rispetto di ciò che è sacro, e sacro per noi, per la nostra identità. Di essa fa parte l’andare incontro con rispetto agli elementi sacri dell’altro, ma questo lo possiamo fare solamente se il sacro, Dio, non è estraneo a noi stessi. Certo, noi possiamo e dobbiamo imparare da ciò che è sacro per gli altri, ma proprio davanti agli altri e per gli altri è nostro dovere nutrire in noi stessi il rispetto davanti a ciò che è sacro e mostrare il volto di Dio che ci è apparso – del Dio che ha compassione dei poveri e dei deboli, delle vedove e degli orfani, dello straniero; del Dio che è talmente umano che egli stesso è diventato un uomo, un uomo sofferente, che soffrendo insieme a noi dà al dolore dignità e speranza… Se non facciamo questo, non solo rinneghiamo l’identità dell’Europa, bensì veniamo meno anche ad un servizio agli altri che essi hanno diritto di avere. “
Non è un caso, infatti, se Nostro Signore Gesù Cristo ha affermato di essere LUI SOLO “la Via, la Verità e la Vita…“(Gv.14,6)
Laudetur Jesus Christus
Per i due testi integrali – di Ratzinger – cliccare qui: Quando Ratzinger spiegava la crisi europea offrendo soluzioni cattoliche
Ricorda che:

“Si assiste a una progressiva delegittimazione della cultura. In nome di un impegno supposto più pastorale. Ma una Chiesa più povera di dottrina non è più pastorale, è solo più ignorante, e quindi più soggetta alle pressioni del potente di turno”. (cardinale Caffarra alla Presentazione del libro sul cardinale Biffi – 16 giugno 2016)

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