ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 2 febbraio 2017

Accendi una candela..

2 febbraio La “Corredentrice”

Se Maria Santissima, fra i suoi titoli, ha anche quello di “Corredentrice”, come si potrebbe definire il Cuore della “Correden­trice”? San Luca evangelista ci parla per primo della Madonna che avrà l’anima tra­passata dalla spada del dolore senza misu­ra: «Anche a te una spada trafiggerà l’anima» (Lc 2,35), e l’arte sacra perciò la raffigura con il Cuore trapassato da un pugnale.
Bellissime, poi, sono le definizioni che sono state date da san Giovanni Eudes. Egli afferma, infatti, che «il Sacro Cuore della Beata Vergine Maria è rappresentato dal Calvario». E il Calvario, si sa, è la sintesi e coronamento dell’intera missione salvifica dolorosissima svolta da Gesù Redentore universale e da Maria Corredentrice universale.

Santamarta leaks?

NOTA
Ricevo da un conoscente questo messaggio di padre Giorgio Carbone OP:
"A tutt'oggi non ha alcun riscontro ufficiale la falsa notizia della sospensione a divinis del domenicano padre Giovanni Cavalcoli. Oltre ad essere assente la motivazione, la notizia di tale provvedimento, che può essere preso solo dal padre Priore Provinciale Fausto Arici, che la dovrebbe comunicare a tutti i Padri della Provincia di San Domenico (Nord Italia), non è stata data. E' pertanto inesistente. Dire il falso è peccato".

COMMENTO

Comme nous sommes …

Che bello il riconoscimento canonico unilaterale!




In tempi non sospetti, c’era ancora in cattedra Joseph Aloisius Ratzinger, tra le diverse cose scritte a proposito della Fraternità che fraternizzava col Vaticano, facevamo notare che c’era un sistema molto semplice per risolvere la questione della posizione canonica della Fraternità San Pio X: bastava annullare il decreto che revocava la legittima costituzione della Fraternità come opera della Chiesa.
Scrivevamo in uno dei diversi articoli:

«Questo della carta bollata è un problema della Santa Sede, è il Vaticano che, giustamente, parla con gli atti ufficiali, e questi atti ufficiali li compie solo il Vaticano stesso. Lo faccia allora: sancisca che la Fraternità è lì, che esiste da 40 anni, che da 40 anni fa il proprio dovere cattolico, lo sancisca e basta, non solo non serve niente, tranne qualche ufficiale di Curia che batta a macchina un foglio, ma il suo atto costitutivo la Fraternità ce l’ha già… ed è a Roma…basta tirarlo fuori dal cassetto in cui lo fece improvvidamente cacciare Paolo VI

Ma i vertici della Fraternità hanno sempre preferito dare per scontato che la loro condizione fosse illegittima, come una sorta di abuso nato per una decisione improvvida e quindi alla ricerca di una legittimità.

La maschera di ferro


http://opportuneimportune.blogspot.com/2017/02/esclusivo-nominate-le-nuove-commissarie.html
FRATI FRANCESCANI DELL’IMMACOLATA. RESA PIÙ SEVERA LA CLAUSURA PER PADRE MANELLI. UN DECRETO DEL PONTEFICE.

Qualche giorno fa scrivevamo del nuovo decreto di commissariamento per il ramo femminile dei Francescani dell’Immacolata. Un decreto emesso, con la firma non appellabile del Pontefice, per evitare che il ricorso presentato al Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica potesse avere, come sembra possibile e probabile, un esito felice.
La Congregazione per i religiosi, presieduto dal cardinale brasiliano Braz De Aviz e dal segretario il francescano Carballo vorrebbe chiudere il capitolo del commissariamento entro l’anno, convocando un capitolo subito dopo l’estate. Ma ci sono delle difficoltà.

Semplicemente, l’apostasia dalla fede cattolica

DIABOLICO INGANNO MODERNISTA

    Il diabolico inganno modernista. Aver pervertito il volto della Chiesa e le parole e i gesti dei suoi membri, fino a contrabbandare per buono e bello ciò che è, puramente e semplicemente, l’apostasia dalla fede cattolica 
di Francesco Lamendola  



Pensiamo a un bambino o ad un ragazzo dei nostri giorni, nato, diciamo, nei primi anni del terzo millennio, e che adesso ha otto, dodici, sedici anni. Poniamo che sia stato educato cristianamente e che la sua sia una famiglia cattolica, più o meno praticante, quanto basta da fargli impartire i Sacramenti e da mandarlo al catechismo. Proviamo, noi che abbiamo qualche anno in più, a metterci nei suoi panni, a vedere il mondo come lo vede lui, a vedere la Chiesa come gli appare, sia nella realtà della sua parrocchia, sia, attraverso i media, come gli appare nella sua dimensione ecumenica, papa e vescovi compresi.
Per questo bambino, per questo ragazzo, la chiesa, come edificio, è quella sala di riunioni, dove ci si ritrova una volta alla settimana (non la domenica, che è dedicata al divertimento, ma il sabato sera, in fretta e quasi di nascosto), per un rito che chiamano la messa, con la lettera minuscola, e che non si sa bene cosa sia, nel quale si prega, si canta – al suono della chitarra -, ci si scambiano strette di mano, si va a prender la particola e la si porta alla bocca con le mani, poi si torna a casa, sospirando di sollievo se il prete è stato conciso nell’omelia, e quindi non si sono persi più di quaranta minuti in tutto, quarantacinque al massimo.

Che non corra buon sangue tra i due?

L'accusa dei tradizionalisti Usa: "Così Obama ricattò Ratzinger"

Nella rivista "The Remnant", i tradizionalisti chiedono a Trump un'inchiesta sulle mosse di Barack Obama che avrebbero portato alle dimissioni di Benedetto XVI

Donald Trump e papa Francesco. Che non corra buon sangue tra i due non è una novità.
Benedetto XVI saluta Francesco durante il concistoro del 22 febbraio
Il primo tira dritto sui muri anti-immigrati e i blocchi ai rifugiati, il secondo non nasconde di preferire chi apre le porte al prossimo, secondo le indicazioni del Vangelo. Bene. Eppure nella relazione tra i due potrebbe inserirsi un nuovo capitolo interessante e che dagli Usa arriva diritto nelle segrete stanze del Vaticano: l'accusa mossa da alcuni cattolici sulle mosse di Obama nell'abdicazione di Ratzinger.

C’è sempre il pericolo che qualcuno si svegli e si ribelli

La piovra omosessualista e la sua strategia 

L’omosessualità, indossata un’armatura da combattimento, è diventata il perno di un movimento propriamente politico, mirato alla conquista di un potere egemonico del tutto inedito che tenta di strangolare la intera società dopo averla imbavagliata a dovere, secondo un più vasto disegno planetario.
di Patrizia Fermani
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La piovra omosessualista, il tempo di superare lo shock di non avere la Clinton alla Casa Bianca, ha ripreso ad allungare i tentacoli anzitutto sulla scuola, ora sotto l’alto patrocinio morale e culturale della Fedeli. Non importa che l’Italia sia seppellita sotto valanghe e terremoti. Anzi, tanto meglio se qualcuno è un po’ distratto da altre tragedie, l’obiettivo di ridurre in poltiglia il cervello dei più giovani diventa ancora più appetibile. E intanto i genitori, come le stelle, stanno a guardare. Un po’ perché hanno ormai un’idea un poco sfocata della paternità e della maternità, nelle orecchie la voce robotica della Bignardi, negli occhi l’oscenità normalizzata dei Vendola, tanto surreali da sembrare astratte, e quindi innocue. Del resto quasi nessuno sembra più mettere in conto che ogni rapporto omosessuale contraddice l’ordine della natura come il camminare sulle mani. Che mortifica l’istinto di sopravvivenza della specie e l’esigenza naturale dell’uomo di perpetuarsi nelle generazioni attraverso la famiglia.

Quo vadis Jorge?

FRANCESCO E LA SPOSA DI CRISTO

    Francesco, dove stai portando la sposa di Cristo? Da buon progressista, egli è salito al soglio pontificio con una idea ben precisa in testa: traghettare la Chiesa, con il vento del Progresso, verso un futuro radioso 
di Francesco Lamendola  



  
Papa Francesco è, essenzialmente, un progressista, nel senso più ovvio e letterale del termine: crede nel Progresso. Crede, cioè, come ci credevano Voltaire, Diderot e gli altri illuministi francesi, che la storia sia migliorabile, che la società vada verso il meglio, beninteso a certe condizioni: fra tutte, lasciarsi guidare e soprattutto “illuminare” da coloro che sanno quale sia la strada da tenere e la meta verso cui dirigersi. Che sono, guarda caso, i progressisti, cioè loro. E qui appare la prima e più evidente delle tautologie che formano la complessa e strana tessitura cerebrale del progressista: la rocciosa convinzione che ciò che egli indica all’umanità sia il Bene, il Bene universale, il Bene di tutti; e che egli solo, e quelli come lui, ne conoscono il segreto, per cui tutti gli altri devono affidarsi a lui e lasciarsi guidare da lui. In fondo, è un fideismo autoreferenziale della più bell’acqua, impregnato di narcisismo e di megalomania: Lasciate fare a noi e non ve ne pentirete; ma non mettetevi di traverso, perché vi spazzeremo via. Anzi, non saremo noi a sporcarci le mani, se non in casi estremi; sarà la storia stessa a farlo. Perché la storia è progresso, e dunque la storia è dalla nostra parte; o, se si preferisce, noi siamo dalla parte della storia. In altre parole: noi non potremmo mai avere torto, noi avremo sempre e soltanto ragione; ad avere torto saranno quanti non fossero persuasi della nostra ricetta, del nostro programma, delle nostre finalità. Essi sono già screditati in partenza, e finiranno nel cestino dei rifiuti della storia.

Se lo conosci lo promuovi..!!

Ordine di Malta, lo scandalo contraccettivi esiste Ecco le prove. Ma il responsabile è ancora in sella
Non solo distribuzioni di contraccettivi e abortivi in Myanmar, Kenya, Sud Sudan, ma anche la giustificazione teorica di questo comportamento contrario all’insegnamento della Chiesa. Altro che piccolo incidente in Myanmar, subito bloccato non appena scoperto. Stiamo parlando dello scandalo alla base dello scontro degli ultimi mesi all’interno del Sovrano Ordine Militare di Malta.

Se li conosci, li eviti..!?

Le opportunità delle Visite ad Limina del Papa con i Vescovi



Facendo riferimento alle profonde riflessioni di Sandro Magister a riguardo delle Visite ad Limina dei Vescovi dal Pontefice, vedi qui, riteniamo opportuno fare alcuni distinguo.
E’ fondamentale partire da questo appunto indiscutibile: noi, laici, non abbiamo alcun diritto a che TUTTI i Discorsi del Pontefice, soprattutto quelli rivolti ai Vescovi, debbano essere da noi conosciuti. E’ meglio perciò parlare di “opportunità” che ci viene data, quando ci si rende noto ciò che un Papa dice direttamente ai Vescovi e che è sempre rivolto al bene di una chiesa particolare, la diocesi, la vita delle parrocchie, la vita dei fedeli.
Con il termine Visita ad limina (Ad limina apostolorum) si intende indicare la “visita” che, ogni cinque anni, i vescovi di tutto il mondo fanno in Vaticano per illustrare al Pontefice quali siano le particolarità che contraddistinguono la loro Regione ecclesiastica (diocesi) dal punto di vista religioso, sociale e culturale, quali siano i nodi maggiormente problematici dal punto di vista pastorale e culturale e come interviene la Chiesa “particolare” su questi problemi…..

mercoledì 1 febbraio 2017

Fare la Tradizione

La reazione e la recriminazione



Gli anni passano, e passano veloci e chi vive di recriminazioni resta senza nulla in mano.

  Questo è vero per ogni cosa della nostra vita umana, ma è vero e forse ancora di più per la vita di fede, per la vita soprannaturale, la vita di grazia.

  Non è vero per un motivo moralistico, perché recriminare non è bene, non è bello; ma è vero per un motivo strutturale, cioè morale: la vita di grazia non può stare con la recriminazione, con il continuo lamento.


Grillofania ridens


Ma il card. Mueller ha letto “Amoris Laetitia”?

AL
In una intervista al “Timone” il Prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede risponde a una domanda con queste parole:
" D. – L’esortazione di san Giovanni Paolo II, "Familiaris consortio", prevede che le coppie di divorziati risposati che non possono separarsi, per poter accedere ai sacramenti devono impegnarsi a vivere in continenza. È ancora valido questo impegno?
R. – Certo, non è superabile perché non è solo una legge positiva di Giovanni Paolo II, ma lui ha espresso ciò che è costitutivamente elemento della teologia morale cristiana e della teologia dei sacramenti. La confusione su questo punto riguarda anche la mancata accettazione dell’enciclica "Veritatis splendor" con la chiara dottrina dell’"intrinsece malum". […] Per noi il matrimonio è l’espressione della partecipazione dell’unità tra Cristo sposo e la Chiesa sua sposa. Questa non è, come alcuni hanno detto durante il Sinodo, una semplice vaga analogia. No! Questa è la sostanza del sacramento, e nessun potere in cielo e in terra, né un angelo, né il papa, né un concilio, né una legge dei vescovi, ha la facoltà di modificarlo."
Non soltanto qui si esprimono alcune convinzioni che non sono affatto “magistero acquisito”, bensì forzature recenti nella dottrina comune, ma si citano solo i lavori sinodali e si ignora il testo di AL. Non sono infatti “alcuni padri sinodali” che hanno esposto teorie stravaganti a proposito del rapporto tra Chiesa e matrimonio,  ma è il testo stesso di AL ai nn. 72-73 che parla rispettivamente di “segno imperfetto” e di “analogia imperfetta” per definire la relazione tra il sacramento del matrimonio e le nozze tra Cristo e la sua Chiesa. Lo fa apertis verbis e in tal modo permette di considerare, dottrinalmente e pastoralmente, non solo il “bene massimo” del matrimonio, ma anche il “bene possibile”. Rileggiamo i due testi, che il Prefetto sembra non conoscere. Sottolineo in neretto le espressioni più significative:
72. Il sacramento del matrimonio non è una convenzione sociale, un rito vuoto o il mero segno esterno di un impegno. Il sacramento è un dono per la santificazione e la salvezza degli sposi, perché « la loro reciproca appartenenza è la rappresentazione reale, per il tramite del segno sacramentale, del rapporto stesso di Cristo con la Chiesa. Gli sposi sono pertanto il richiamo permanente per la Chiesa di ciò che è accaduto sulla Croce; sono l’uno per l’altra, e per i figli, testimoni della salvezza, di cui il sacramento li rende partecipi». Il matrimonio è una vocazione, in quanto è una risposta alla specifica chiamata a vivere l’amore coniugale come segno imperfetto dell’amore tra Cristo e la Chiesa. Pertanto, la decisione di sposarsi e di formare una famiglia dev’essere frutto di un discernimento vocazionale.
73. « Il dono reciproco costitutivo del matrimonio sacramentale è radicato nella grazia del battesimo che stabilisce l’alleanza fondamentale di ogni persona con Cristo nella Chiesa. Nella reciproca accoglienza e con la grazia di Cristo i nubendi si promettono dono totale, fedeltà e apertura alla vita, essi riconoscono come elementi costitutivi del matrimonio i doni che Dio offre loro, prendendo sul serio il loro vicendevole impegno, in suo nome e di fronte alla Chiesa. Ora, nella fede è possibile assumere i beni del matrimonio come impegni meglio sostenibili mediante l’aiuto della grazia del sacramento. […] Pertanto, lo sguardo della Chiesa si volge agli sposi come al cuore della famiglia intera che volge anch’essa lo sguardo verso Gesù ». Il sacramento non è una “cosa” o una “forza”, perché in realtà Cristo stesso «viene incontro ai coniugi cristiani attraverso il sacramento del matrimonio. Egli rimane con loro, dà loro la forza di seguirlo prendendo su di sé la propria croce, di rialzarsi dopo le loro cadute, di perdonarsi vicendevolmente, di portare gli uni i pesi degli altri ». Il matrimonio cristiano è un segno che non solo indica quanto Cristo ha amato la sua Chiesa nell’Alleanza sigillata sulla Croce, ma rende presente tale amore nella comunione degli sposi. Unendosi in una sola carne rappresentano lo sposalizio del Figlio di Dio con la natura umana. Per questo «nelle gioie del loro amore e della loro vita familiare egli concede loro, fin da quaggiù, una pregustazione del banchetto delle nozze dell’Agnello». Benché «l’analogia tra la coppia marito-moglie e quella Cristo-Chiesa» sia una «analogia imperfetta», essa invita ad invocare il Signore perché riversi il suo amore dentro i limiti delle relazioni coniugali. 
Possiamo osservare che:
- nessuno parla di “vaga relazione”, ma di “analogia imperfetta”. Questo non esclude affatto un rapporto di “rappresentazione reale” e di “efficacia” tra sacramento e vita ecclesiale, ma distingue accuratamente e precisamente questa rappresentazione dalla “ripresentazione eucaristica”. Proprio questa “identità” sarebbe una forzatura della tradizione, alla quale sembra inclinare la interpretazione massimalistica avanzata dai 4 cardinali e che il Prefetto Mueller sembra condividere;
- la “legge della continenza” per le famiglie in seconde nozze è una soluzione provvisoria e parziale, che oggi è ancora possibile, ma non è più necessaria. Su questo, a me pare, la idealizzazione del sacramento coincide con una sfigurazione della antropologia. Ed è curioso che la sua formulazione sia stata “inventata” da Familiaris consortio mentre il Prefetto la presenta come una “verità costitutiva della teologia morale e della teologia dei sacramenti”. Trasformare un elemento positivo in struttura speculativa è sempre molto pericoloso. E tanto più lo è se si pretende di farlo ignorando il testo di una Esortazione Apostolica;
- far passare per “opinioni di alcuni padri sinodali” le esplicite parole di una Esortazione Apostolica può compiacere i lettori del Timone, ma non rende un servizio alla verità. Su questo punto il ministero di un Prefetto di Congregazione dovrebbe evitare di creare confusione e registrare la evoluzione di una disciplina, aiutando a comprenderla, piuttosto che fingere di ignorarla.
Mi pongo, infine, alcune domande: perché il Prefetto non legge con la dovuta attenzione i documenti del papa? E perché sposa superficialmente le tesi di cardinali che non vogliono applicare AL, mentre critica apertamente quei Vescovi che si sono messi dentro un serio percorso di recezione del documento? Anche su questo Mueller sembra ignorare che è AL stessa (nn.2-3) a chiedere ciò che il Prefetto censura: infatti un processo di recezione sinodale non è una infrazione al centralismo ecclesiale, ma il rimedio alla sua patologia.


PROTESTANTI, AMORIS LAETITIA: MÜLLER A TUTTO CAMPO SU IL TIMONE. “LA VERITÀ NON SI NEGOZIA”.

Ne “Il Timone” di febbraio il cardinale Gerhard Ludwig Műller, prefetto della Congregazione per la Fede, risponde alle domande in materia dottrinale e pastorale da Riccardo Cascioli e Lorenzo Bertocchi. Un’intervista molto chiara, che sembra sgombrare il campo da ogni possibile equivoco sulle sue posizioni in materia. Sono dichiarazioni di grande interesse e importanza, nel momento in cui la confusione in ambito cattolico sul tema del matrimonio e dell’eucarestia ai divorziati risposati persiste, anche in assenza di una risposta da parte del Pontefice ai “Dubia” espressi da quattro cardinali, e condivisi in forma più o meno esplicita da molti altri cattolici, dai porporati ai semplici fedeli.
Le dichiarazioni del titolare del più importante dicastero vaticano toccano in particolare due ambiti oggi soggetti a un aspro confronto interno: i rapporti con i protestanti e la dottrina cattolica sul matrimonio. “Senza dottrina non c’è Chiesa”, si apre il “lancio” de “Il Timone; e all’interno le sei pagine dell’intervista sono introdotte da un titolo che appare eloquente: “La verità non si negozia”.
Sui rapporti con i protestanti: “La riforma protestante non deve essere semplicemente intesa come una riforma da alcuni abusi morali, ma bisogna riconoscere che andava a incidere sul nucleo del concetto cattolico di Rivelazione”. Allora “si può sempre riformare la vita morale, le nostre istituzioni, università, le strutture pastorali, è necessario anche sbarazzarsi di una certa ‘mondanizzazione’ della Chiesa: tutto questo possiamo accettarlo dalle istanze della riforma protestante, ma dobbiamo dire che per noi ci sono errori dogmatici fra i riformatori che mai possiamo accettare”. Perciò “per cercare l’unità non possiamo accettare di ‘regalare’ due o tre sacramenti, o accettare che il Papa sia una specie di presidente delle diverse confessioni cristiane’”.
Sull’esortazione post-sinodale ‘Amoris laetitia’: “Noi siamo chiamati ad aiutare le persone, a poco a poco, per raggiungere la pienezza del loro rapporto con Dio, ma non possiamo fare sconti”. Ancora: “Non mi piace, non è corretto che tanti vescovi stiano interpretando Amoris laetitia secondo il loro proprio modo di intendere l’insegnamento del Papa. Questo non va nella linea della dottrina cattolica”.
Dogma e sviluppo: “Ciò che è definito dogmaticamente non può essere smentito in alcun modo: se la Chiesa ha detto che ci sono sette sacramenti, nessuno, nemmeno un concilio potrebbe ridurre o modificare il significato di questi sacramenti. Chi vuole unirsi alla Chiesa cattolica deve accettare i sette sacramenti come mezzi di salvezza”.
Infine: “La Chiesa ha chiaramente espresso il riconoscimento del matrimonio come una unione indissolubile tra un uomo e una donna (…) In questo le parole di Gesù sono molto chiare e la loro interpretazione non è un’interpretazione accademica, ma è Parola di Dio. Nessuno può cambiarla. (…) La Chiesa non accetta di secolarizzare il matrimonio. Il compito di sacerdoti e vescovi non è quello di creare confusione, ma quello di fare chiarezza”.
Ricordiamo che “Il Timone” è venduto solo in abbonamento (inoltre si può trovare in numerose parrocchie italiane, elenco completo sul sito www.iltimone.org ). Per informazioni contattare abbonamenti@iltimone.org o il numero telefonico 02/69015059 . Da questo numero “Il Timone” si può sfogliare online, a pagamento, su www.iltimone.org il giorno stesso dell’uscita della rivista cartacea.
Marco Tosatti

L’accordo pen-ultimato?

IL LEGAME INSCINDIBILE TRA LA SHOAH E IL VATICANO II ~ Dal ‘caso Williamson’ (2009) all’accordo olocaustico/modernista (2017)

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I
LA NEO-RELIGIONE OLOCAUSTICA/MODERNISTA
Abraham H. Foxman (direttore dell’Anti Defamation League of B’naiB’rith) ha detto: “l’olocausto non è semplicemente un esempio di genocidio, ma un attacco quasi riuscito alla vita dei figli eletti di Dio, e perciò a Dio stesso1.
Per il giudaismo talmudico la shoah ha una valenza religiosa poiché Israele è il “dio” dell’umanità e Gesù un impostore. Perciò il cristiano non può non interessarsi di questo falso “dogma” (nascondendosi dietro la scusa che è solo una questione storica di cui la Chiesa non si occupa…), il quale distruggerebbe la Fede del Vangelo. Rifiutarsi di farlo significherebbe rinnegare implicitamente l’unicità dell’Olocausto di Cristo unico Redentore dell’umanità intera.

Tertium datur?

LA TENAGLIA ANTICATTOLICA

    Modernismo e giudaismo la tenaglia che sta spezzando il cattolicesimo. Lo scontro in atto fra Islam e Occidente nasce da una gigantesca opera di manipolazione e strumentalizzazione con un terzo che le sta usando e aizzando? 
di Francesco Lamendola  





Le apparenze, talvolta, ingannano. Guardando le cose come appaiono, nella loro urgenza, nella loro corposità quasi gridata, si sarebbe portati a credere che la grande battaglia oggi in atto sia quella fra le due maggiori religioni monoteiste, il cristianesimo e l’islam, e, di riflesso, fra le due civiltà di cui esse sono l’espressione: quella occidentale e quella arabo-persiana; la prima, moderna e progressista, la seconda antimoderna e conservatrice.
Ora, che sia in atto uno scontro, non vi è dubbio: tuttavia, a ben guardare, si comprende che non è fra cristianesimo e islamismo, se non altro perché la civiltà occidentale è non solo post-cristiana, ma decisamente anticristiana, e dunque non è certo il cristianesimo, tanto meno il cattolicesimo, a poter essere protagonista di questo scontro. Oltre a ciò, il cristianesimo non crede più in se stesso e la chiesa non è più la Chiesa cattolica, ma una contro-chiesa gnostica, massonica e modernista. Pertanto, l’Occidente non è più quello del Vangelo, ma quello di Charlie Hebdoe il vangelo non è più il Vangelo, ma una sua mistificazione e una sua contraffazione in chiave progressista e modernista, buonista e relativista. Di conseguenza, se l’islam è all’offensiva contro l’Occidente perché cristiano, sta sbagliando completamente bersaglio; e quando i terroristi islamici compiono stragi e attentati contro i “crociati”, adoperano un linguaggio che tradisce la loro completa ignoranza della posta in gioco. Non si può fare a meno di dedurne che qualcuno li sta usando; che tutto lo scontro ora in atto fra l’islam e l’Occidente nasce da una gigantesca opera di manipolazione e di strumentalizzazione. Esistono delle forze, dei circoli di potere, con i relativi carrozzoni mediatici, interessati a far credere che le due grandi religioni monoteiste si stanno combattendo per la supremazia mondiale; invece c’è un terzo che le sta usando e le sta aizzando l’una contro l’altra. Si tratta di capire chi sia questo terzo e quale sia il suo disegno globale: perché non vi è dubbio che si tratti di una strategia planetaria, avente come posta il controllo dell’intera umanità.

“Con due piedi in una scarpa”?

A proposito del riconoscimento canonico della Fraternità Sacerdotale San Pio X


Un articolo di Domenico Savino



Abbiamo letto con interesse un articolo pubblicato da Domenico Savino sul sito EFFEDIEFFE, il 24 gennaio, nel quale l’Autore svolge un suo ragionamento che ci sembra condivisibile e dà delle indicazioni che si sembrano parecchio interessanti.
I lettori, se vogliono, possono procurarsi l’articolo in questione, ma per intanto noi pensiamo sia il caso di esprimere le nostre considerazioni.

Savino suggerisce che l’attuale strategia di Bergoglio non sarebbe altro che una sorta di brillante idea sorta in quel di Bologna, in quella cosiddetta “scuola” che ha scritto una monumentale storia del Vaticano II e che non ha smesso di promuovere il noto “spirito del Concilio”, cioè quella tendenza di pensiero, supermodernista, che ha voluto che il Vaticano II fosse una vera rivoluzione in grado di annullare 2000 anni di storia e di magistero della Chiesa, in favore di una nuova Chiesa, ancora nominalmente “cattolica”, ma di fatto, “mondialista” e più dedita agli insegnamenti del mondo e al soddisfacimento delle sue esigenze terrene, che agli insegnamenti di Dio e ai Suoi disegni celesti.

Scrive Savino: «La strategia è questa: legittimarli senza condizioni, per farli
immediatamente dopo prigionieri

Mancanza di misericordia?

Müller striglia i vescovi che interpretano il Papa: «Niente comunione ai divorziati risposati»

Intervista esclusiva al mensile Il Timone del cardinale Gerard Müller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede: «Non mi piace, non è corretto che tanti vescovi stiano interpretando Amoris Laetitia secondo il loro proprio modo di intendere l’insegnamento del Papa: «Non si può dire che ci sono circostanze per cui un adulterio non costituisce peccato mortale».


«La Amoris Laetitia va interpretata alla luce di tutta la dottrina della Chiesa…. Non mi piace, non è corretto che tanti vescovi stiano interpretando Amoris Laetitia secondo il loro proprio modo di intendere l’insegnamento del Papa. Questo non va nella linea della dottrina cattolica». Sono le chiare affermazioni del cardinale Gerard Müller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, in una lunga intervista rilasciata al mensile Il Timone.

Nell’intervista, che appare nel numero di febbraio da oggi acquistabile e immediatamente disponibile sul sito della rivista (un numero 3 euro, abbonamento annuale 28 euro), il cardinale Müller esclude la possibilità della comunione per i divorziati risposati: «Non si può dire che ci sono circostanze per cui un adulterio non costituisce peccato mortale».

L'emorroissa



Chiesa, emorragia di frati e suore: la Santa Sede corre ai ripari


Un' interminabile tortura?

Ritorno al passato



Circa un anno fa, precisamente il 23 febbraio 2016, scrissi un post su quella che mi sembrava una tendenza serpeggiante nella Chiesa d’oggi: la nostalgia degli anni immediatamente successivi alla conclusione del Concilio Vaticano II (“Formidabili quegli anni”). Mi sono tornate in mente quelle riflessioni nei giorni scorsi per due o tre circostanze. La prima è stata la lettura di un articolo del Timonesull’esortazione  apostolica Amoris laetitia, la quale non sarebbe altro che la riproposizione delle tesi sostenute negli anni Ottanta dal Padre Bernhard Häring. La seconda circostanza è stata l’attacco del Prof. Andrea Grillo al Card. Carlo Caffarra sulla rivista Munera, nel quale si rievoca la protesta di un gruppo di teologi italiani alla fine degli anni Ottanta (capeggiata, anche questa, da Padre Häring). In questi giorni, infine, la notizia, data da SandroMagister e confermata dalla rivista dei gesuiti America, della costituzione di una commissione deputata alla revisione dell’istruzione Liturgiam authenticam (28 marzo 2001). Potrebbero sembrare — e senz’altro sono — fatti slegati fra loro; c’è però un filo rosso che li accomuna: lo sguardo rivolto al passato.



martedì 31 gennaio 2017

Inquietante e consolante

Inferno, preghiera e conversione: quel messaggio politicamente scorretto, ma evangelico di Fatima


A che servono le apparizioni? Fatima è tra le risposte maggiori, per un mondo che sempre più dimentica il significato vero della vita sulla terra e la sua continuazione nell’eternità. Fatima è un messaggio duro, politicamente scorretto e proprio per questo è evangelico, nella sua rivelazione della verità e nel suo rifiuto di ipocrisie, eufemismi, rimozioni. A cento anni dall’avviso inquietante e consolante giunto dal Portogallo. Parla Messori, nel nuovo libro di Vincenzo Sansonetti.