ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 27 febbraio 2017

L'eresia "facile"

MODERNISMO COME STORICISMO

    Ingredienti dell’eresia modernista: lo storicismo.I modernisti riconducono tutto anche la verità perenne del dogma alla mutevolezza dei contesti sociali e culturali che sono per loro natura continuamente mutevoli 
di Francesco Lamendola  





Il modernismo, lo diciamo a quei cattolici che, per caso, se ne fossero dimenticati, o, magari non lo sapessero (parliamo di quelli più giovani, ovviamente, e tenuto conto di quanto sia povera e approssimativa l’istruzione storica e dottrinale che essi ricevono nelle sedi a ciò preposte), è un’eresia; anzi, secondo l’espressione di san Pio X, che lo condannò con l’enciclica Pascendi, è la somma di tutte le eresie. Ciò detto, e sperando che tutti i cattolici in buona fede lo tengano sempre a mente e ne ricavino tutte le opportune deduzioni, tanto sul piano teorico che su quello pratico, può risultare utile scomporre questa eresia, cioè questo veleno, nei suoi elementi costitutivi, per saperli riconoscere e per non sottovalutarne l’altissimo potenziale di tossicità. Può accadere, infatti, che questi elementi, singolarmente presi, possano apparire non poi così pericolosi, se non addirittura innocui; può accadere, si capisce ai cattolici impreparati e faciloni, emozionali e superficiali, come ce ne sono tanti (come lo sarebbero tutti, se non si affidassero a Dio per compensare le loro umane debolezze!), non solo non vedano e non afferrino tutta la pericolosità del veleno modernista, ma credano di scorgere, in alcuni degli elementi che lo compongono, perfino dei fattori positivi, o, almeno, potenzialmente tali.

E tutto questo per cosa?

Cronistoria di un massacro 

Dunque è così. Perso nel tempo ogni riguardo per l’Autorità, per lo Ius divino, per la Regola, per la “Salus animarum”, abolita implicitamente ogni “Grundnorm”, ora si è smarrito anche il rispetto per il testo sacro. Lo si dileggia, sminuisce, aggiorna, emenda, stravolge. Gli si fa dire quello che piace, quello che conviene. Ma non sono cose che nascono oggi per caso. Bisogna tornare indietro, agli anni Venti, al 1962 e poi alla “Dei Verbum”…
di Léon Bertoletti
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Dunque è così. Perso nel tempo ogni riguardo per l’Autorità, per lo Ius divino, per la Regola, per la “Salus animarum”, abolita implicitamente ogni “Grundnorm”, ora si è smarrito anche il rispetto per il testo sacro. Lo si dileggia, sminuisce, aggiorna, emenda, stravolge. Gli si fa dire quello che piace, quello che conviene. A Messa, dopo la proclamazione del Vangelo, si arriverà forse a proclamare “Parola del Signore (ma non c’era il registratore)” con la conseguente modifica del Lezionario e dell’Evangeliario. Magari qualche prete creativo l’ha già fatto e a noi la notizia sfugge. Al punto in cui siamo, del resto, l’impossibile è possibile. S’ignora o si vuole ignorare che gli scritti evangelici si attengono strettamente – sì, strettamente – alla predicazione e ai gesti del Maestro, pur non essendo libri di storia né biografie e neppure verbali stenografici o libri dottrinari sistematici. Avevano utilità pratica, fatto che spiega lacune e discrepanze. Il campanile del pensiero cattolico conservava, una volta, due campane: quella che rintoccava per Tomaso (e Aristotele), quella che suonava per Agostino (e Platone).

La misericordia ribaltata


La vera posta in gioco.

«Che cosa significa “misericordia”? Guarisci il mio peccato, rendimi in grado di accettare la tua volontà. Questo significa “misericordia”!».
Da qualche tempo (come ho accennato in un altro intervento) sono alle prese con l’insegnamento di un padre spirituale ortodosso del Monte Athos (sto aiutando un giovane e bravo monaco in un lavoro di traduzione) e resto colpito da questa definizione della misericordia. Che suona così antica ma proprio per questo così nuova per noi cattolici.
In primo piano non c’è la richiesta che Dio guardi ai limiti della creatura e li giustifichi. C’è una creatura che si sente peccatrice, invoca la guarigione e chiede aiuto per accettare la volontà divina.
L’idea di misericordia è qui ribaltata rispetto all’uso che appare ricorrente oggi in ambiente cattolico, dove spesso, dicendo misericordia divina, si pensa prima di tutto al diritto che l’uomo avrebbe di essere comunque giustificato, accolto e compreso da un Dio la cui capacità di misericordia  sarebbe proporzionale alla sua disponibilità a giustificare, accogliere e comprendere.

Le idi di marzo

“Visita di Bergoglio agli anglicani: prove generali di apostasia” di Fra Cristoforo


Si è svolta oggi, nella chiesa anglicana “All Saints” di Roma una sorta di “pseudo-liturgia”, presieduta da Bergoglio (http://ilsismografo.blogspot.it/2017/02/italia-visita-del-santo-padre-francesco.html#more).
Ormai è noto, come avevamo anticipato, lo stretto legame tra Bergoglio, i luterani e gli anglicani, (attraverso lo studio di una commissione riservata) per arrivare ad una “liturgia comune” dove sarà abolito il Santo Sacrificio.

Che Gue Papa

papa Bergoglio al Carnevale di Viareggio 2017





“SPUNTO DI RIFLESSIONE: se il lupo (Bergoglio) perde il pelo, ma non il vizio” di Fra Cristoforo

La conversione del Boh!

ASIA/MYANMAR - Il Card Bo: “Pentirsi per salvare il pianeta: urge una conversione ecologica”




Yangon (Agenzia Fides) - “Oggi ci troviamo di fronte ad un olocausto ambientale. Si tratta di un momento molto delicato. Papa Francesco ha sollevato un forte grande grido contro questo disastro imminente parlando dei peccati moderni, i ‘peccati ecologici’ compiuti individualmente e collettivamente dagli esseri umani che distruggono la madre terra”: lo afferma il Cardinale Charles Bo, Arcivescovo di Yangon, in un intervento alla conferenza delle religiose di Asia ed Oceania, che si tiene in questi giorni a Yangon.
Il Cardinale osserva: “L’avidità ha scatenato un terrorismo ecologico contro la madre terra. Il cambiamento climatico è reale e il pianeta terra si surriscalda, causando migliaia di ‘rifugiati ambientali’. Il cambiamento climatico è una bomba atomica in attesa di esplodere. Ci troviamo sulla soglia di un'apocalisse ecologica. Questa apocalisse ecologica è il risultato di un peccato ecologico contro la creazione di Dio”.

Non fa fede Gesù ma fa fede Bergoglio.


Il riassunto del lunedì. Salumeria venezuelana


Chiesa-salumeria. Cosa succede se un venezuelano con la faccia da salumiere diventa il generale dei gesuiti? Succede che ci ritroviamo padre Arturo Sosa Abascal che dichiara, tutto contento: "intanto bisognerebbe incominciare una bella riflessione su che cosa ha detto veramente Gesù. A quel tempo nessuno aveva un registratore per inciderne le parole" e dunque riguardo le parole del Vangelo "l'uomo non divida ciò che Dio ha unito", non fa fede Gesù ma fa fede Bergoglio. Dunque Bergoglio evidentemente è Dio. Ci chiediamo, il Vangelo è opinabile ma il Concilio Vaticano II è un dogma? Dunque, se non fa fede ciò che c'è scritto nella Bibbia, perché non può fare fede ciò che dicono gli ortodossi, per cui il Papa può essere ignorato? O magari può fare fede ciò che dice Lutero, il nuovo santo della costruenda chiesa-salumeria, che sul papato ne diceva di tutti i colori. O può far fede ciò che diciamo noi, cioè che la dittatura ecclesiastica dei ciarlatani ignoranti ha stufato.


“Chi non ha capito va esorcizzato.”

LA STORIELLA SUL XXI SECOLO DELLA CHIESA                           
Il sant'uomo di Manhattan e il pretino "romano"

Una storiella che fa capire che cosa sta succedendo nella Chiesa: un sacerdote riesce a riportare ad una fede vera i manager di Manhattan: come? Con la predicazione, la messa, la confessione, la vita spirituale. E i risultati sono straordinari. I problemi sorgono quando il suo collaboratore viene mandato a Roma a studiare. E quando torna...

FSSPXYZ

Don X dissente da Don Y della FSSPX





Il 16 febbraio, due giorni dopo che la Chiesa aveva celebrato la festa di San Valentino, noto per i suoi amabili gesti e scritti, un anonimo articolo piuttosto scortese è stato pubblicato sul sito della Fraternità San Pio X negli USA: esso criticava fra le altre cose, tutto quello che di anonimo si pubblica nei vari siti, come i manifesti anti-Francesco apparsi in molte strade di Roma la scorsa settimana.

Ecco un brano dell’articolo pubblicato:
Inoltre, come abbiamo detto prima, non possiamo sostenere questo metodo passivo-aggressivo e irrispettoso di “correggere” il Sommo Pontefice. Mentre la privacy e la riservatezza hanno una loro ragion d’essere, il nascondersi dietro lo schermo di un computer è diventato, purtroppo, un metodo accettato per discutere in pubblico: lettere inviate senza firme, e-mail anonime, messaggi sui siti web che utilizzano pseudonimi, non sono opera di uomini di coraggio e convinzione nella verità. Sono atti di codardi, che amano la mitologica figura di Eris e che cercano solo di raggiungere i loro scopi - per quanto nobili possano essere - attraverso il caos”.

Al di là della cosa spassosa di un autore anonimo che denuncia gli articoli anonimi, dal momento che anch’io sono un autore anonimo, dichiaro che non sono d’accordo con l’autore anonimo, che da qui in avanti chiamerò Y - FSSPX.

domenica 26 febbraio 2017

Ticket per Guam?

In Ecclesia, cum Ecclesia e sub Ecclesia


Nel numero 160 della nota rivista mensile di apologetica “il Timone” di Febbraio 2017, è stata pubblicata in esclusiva una stupenda intervista al Cardinale Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, sulla permanente ed irrinunciabile importanza della Dottrina nella vita della Chiesa, sul suo primato assoluto che va al di sopra e al di là sia dei membri che dei ministri di essa, sul dovere che tutti abbiamo di conoscerla, viverla, difenderla e diffonderla e su come la fedeltà al “depositum fidei" costituisca una delle ragioni di essere della Santa Chiesa di Cristo, nonché il contenuto fondamentale della sua missione nel mondo. Riporto alcuni ampi stralci dell’intervista - realizzata dal Direttore de “Il Timone” dott. Riccardo Cascioli - che mi limiterò a commentare brevemente in un secondo momento (il testo integrale si può leggere nella fonte citata). Le evidenziazioni in neretto di alcuni punti sono mie.


E’ un consiglio che ti diam, se non vuoi finire a Guam.


La Riforma secondo Lutero    
                                      

Non si voleva un aggiornamento ecclesiale. Il fine era un sovvertimento radicale. Demolizione e nuova costruzione: questo è avvenuto. Note per il futuro della Chiesa

“Quel che Lutero intende con liberazione non è altro che il rifiuto del concetto cattolico di sacramento” (nella foto, la statua di Martin Lutero a Worms, in Germania)
Per intraprendere un inquadramento storico delle gesta di Lutero bisogna innanzitutto chiedere cosa si voglia intendere con riforma. Difatti nel tardo medioevo si parlava spesso di riforma della chiesa, addirittura della cristianità, nel capo e nelle membra – un appello che a partire dal famoso trattato del vescovo Durandus von Mende, redatto in vista del concilio di Vienne del 1311, non si era più interrotto. Ma che cosa si intendeva comunemente con “riforma”? In primo luogo si trattava di questioni di diritto canonico, di delimitazioni di responsabilità, procure, spesso e soprattutto di distribuzione equa degli introiti ecclesiastici, cioè di questioni relative al sistema feudale. A causa dei cambiamenti delle forme dell’economia era sorto in questo campo un urgente bisogno di riforma. Le vecchie strutture si conciliavano poco con la nuova realtà economica. Poi si trattava dell’eliminazione degli abusi nella liturgia e nella disciplina. Specialmente in quest’ ultimo campo avvenivano nel tardo medioevo numerosi e seri tentativi di riforma. Una cosa però risulta chiara: quando si parlava di riforma la si intendeva come lo sforzo per un adempimento più scrupoloso dei precetti ecclesiastici ovvero un adeguamento di quest’ultimi a delle mutate circostanze, e una ricerca più seria delle virtù e della pietà.

Rara avis


C’È UN VESCOVO AD ALESSANDRIA. “DIRE NO AL REATO DI OPINIONE…RICONOSCERE SUL NASCERE OGNI DITTATURA”.


Ogni tanto ci si imbatte in qualche (rara) buona notizia. Una di queste viene da Alessandria. Ho sotto gli occhi un intervento del vescovo della città, mons. Guido Gallese. Ve ne offro qualche brano significativo, lasciandovi il piacere di leggere integralmente su questo sito, Ontologismi tutto l’intervento integrale.
“Difendere la libertà di opinione dei cattolici è difendere la libertà di tutti”, è il titolo dell’intervento; e Dio sa quanto siano vere queste parole, nel momento in cui i Poteri cercano di imporre bavagli con leggi e iniziative di ogni genere per fare sì che si senta una sola voce: la loro, omologata e allineata.
“Come vescovo, – scrive mons. Gallese – ho il compito di guardare lontano, e a volte vedo delle cose che non riguardano soltanto noi cattolici, ma tutta la comunità civile. Scrivo per dare un segnale d’allarme finché siamo in tempo, finché l’astio delle parti non prende il sopravvento sul buon senso. Scrivo a tutti gli uomini di buona volontà e di intelligenza di qualsiasi parte politica o religiosa. Scrivo perché vedo nubi oscure profilarsi all’orizzonte”.

Vieni vicinio Vinicio!

DON VINICIO ALBANESI INSULTA
E IL PAPA APPROVA




Don Vinicio Albanesi

Ho sentito al telegiornale la notizia (è stato il TG2 che l’ha data come notizia di apertura) che Papa Francesco ha invitato i parroci a mostrare tenerezza verso le giovani coppie che decidono di non sposarsi, ma di convivere.
Avrei molto da ridire a riguardo, ma non è su questo argomento che voglio intervenire. Può essere che lo faccia in seguito.

Quello che invece mi preme rilevare, perché la cosa mi ha lasciato esterrefatto, mi ha avvilito e mi ha fatto anche arrabbiare, è l'inaudito discorso di Don Vinicio Albanesi davanti al Papa.
Lasciamo stare la foggia con la quale quel sacerdote si è presentato davanti al Papa: ci sono Regine che davanti al Papa si presentano, come prescritto dal protocollo, vestite di nero e velate, e poi si permette che un sacerdote (pur vigendo un protocollo anche per i sacerdoti) si presenti a parlare davanti al Papa con nemmeno il clergyman?
Ma non è ancora questo il punto su cui voglio intervenire.

Mi riferisco alle cose gravissime che Don Vinicio ha detto davanti al Papa: si è permesso di bollare come farisei i quattro Cardinali, che hanno soltanto, come è nel loro diritto, sollevato rispettosamente dei dubbi su alcuni punti di Amoris Laetitia, chiedendo dei chiarimenti.

Pretendono di rifare l’opera di Dio meglio di Lui

GENERALI SENZA ESERCITO

    Il papa più "democratico" e la sua riforma della Chiesa e della dottrina. Generali disfatti e senza esercito pretendono di rifare l’opera di Dio meglio di Lui. Uno di questi è il cardinale Reinhard Marx arcivescovo di Monaco 
di Francesco Lamendola  



Un tempi i generali che subivano una disfatta venivano prontamente silurati e sostituiti, prima che potessero provocare all’esercito e alla patria ulteriori disastri. Una prova a contrario: il principale responsabile del disastro militare di Caporetto del 1917, Pietro Badoglio, non solo non venne silurato, ma promosso: il risultato fu – ventisei anni dopo: i nodi arrivano al pettine magari tardi, ma ci arrivano sempre - la nuova, e questa volta irreparabile disfatta, dell’8 settembre 1943; disfatta, questa volta, non solo di un esercito, ma di un’intera nazione, e non solo materiale, ma altresì spirituale  e morale. Conclusione: i generali sconfitti vanno cacciati sempre, con una pedata nel sedere, anche se (come fece il tristo Luigi Cadorna, dopo Caporetto, appunto) hanno la suprema improntitudine di voler scaricare ogni colpa sulla “viltà” delle truppe loro affidate, e che essi non hanno saputo comandare.
Tuttavia, nella Chiesa cattolica dei nostri giorni, quella di papa Francesco, non sembra essere questa la strategia in corso: i generali sconfitti, anzi, disfatti, nella maniera più clamorosa e inescusabile, non solo non vengono rimossi, ma messi alla guida del sedicente “rinnovamento” ecclesiale e perfino del nuovo magistero, riveduto e corretto secondo le linee-guida della neochiesa, o meglio contro-chiesa, modernista e progressista.

Papolarità

Un uomo solo al comando, tra gli applausi della folla   
                    
RomaTre
Popolarità e solitudine sono le due facce dell'attuale pontificato, solo in apparenza contraddittorie.
Un'ennesima prova della popolarità di papa Francesco è stata il 17 febbraio la sua visita all'università di Roma Tre, nel tripudio di insegnanti e studenti (vedi foto), spettacolare rivincita sulla messa al bando che nel 2008 impedì a Benedetto XVI di entrare e parlare nell'altra università di Roma, la più nobile e antica, quella della Sapienza, perché colpevole di voler introdurre Dio e la fede nel tempio inviolabile della dea ragione.
A Roma Tre Francesco ha parlato eccome, a braccio, interrotto da decine di applausi. Ha parlato di dialogo e di multiculture, di migrazioni e di disoccupazione giovanile, con quello che secondo lui ne deriva: "Dicono che le vere statistiche dei suicidi giovanili non sono pubblicate; si pubblica qualcosa, ma le vere statistiche no".
Ma in 45 minuti di discorso neppure una volta ha pronunciato le parole Dio, Gesù, Chiesa, fede, cristianesimo.

Meglio perdere tutto

Da Hong Kong al Kazakistan, adesione ai "Dubia"

Il cardinale Zen giudica quella dei Dubia una scelta molto rispettosa e ritiene che i quattro cardinali abbiano diritto a una risposta. E il vescovo di Astana Schneider evoca l'obiezione di coscienza sulla comunione ai divorziati risposati: «Nessun vescovo può obbligare un prete al peccato».

Il disagio di molti cattolici – cardinali, vescovi, preti e fedeli – per la confusione seguita alla pubblicazione dell’Amoris Laetitia, e alle “noticine” sulle norme per l’eucarestia ai divorziati risposati non accenna a placarsi. Ne sono testimonianza nuovi interventi su questo tema, e tutti riportano in realtà al silenzio del Pontefice, alla sua non risposta ai “Dubia” formalmente presentati da quattro cardinali, e più o meno silenziosamente appoggiati da parecchi altri. Negli ultimi giorni ci sono state diverse prese di posizione; e un’intervista al vescovo Schneider, registrata in video dai siti “Rorate Coeli” e Adelante la Fè”, in cui il presule afferma che nessun vescovo può obbligare un suo sacerdote a compiere quelle che è un peccato. Ma prima di vedere in dettaglio che cosa ha detto mons. Schneider, diamo conto di due altri interventi.

La vacuità

Francesco eretico?



1. Trattare il proprio avversario da “eretico” poteva essere accettabile in un certo contesto ecclesiale ormai superato. Più precisamente, gli uomini di Chiesa, fossero o no teologi, hanno conosciuto anch’essi il loro repertorio di ingiurie. L’invettiva è di tutti tempi e di tutte le professioni. Se ne trovano buone tracce già nel Vangelo, fin sulla bocca del Verbo Incarnato. Se ne può rimpiangere la rarefazione, a partire dall’ultimo concilio, e deplorare il tono confortevole e mielato che regna ormai nei dialoghi interconfessionali.
L’uso dell’ingiuria dovrebbe rimanere legittima, ma a condizione che non se ne fraintenda la portata, che sarà sempre limitata. Molto spesso, essa perde infatti il suo valore originario e rappresenta solo l’estrema risorsa di coloro che non hanno più argomenti e vogliono solo evitare di perdere la faccia. E non parliamo della demonizzazione, che è una forma di manipolazione in grande scala. In breve, saremmo in piena retorica e, se si vuole, al di fuori del terreno propriamente teologico. La retorica può eventualmente servire di sostegno alla teologia, ed è proprio su questo che si fonda la sua legittimità, ma non può rimpiazzarla e ancor meno mascherarne la vacuità.

Vieni avanti, Vinicio

http://movimento5stellepescara.it/vieni-avanti-cretino/

Il Papa ai parroci: accoglietei giovani che convivono



I parroci «con lo stile proprio del Vangelo» devono «farsi prossimi, con lo stile proprio del Vangelo, nell’incontro e nell’accoglienza di quei giovani che preferiscono convivere senza sposarsi. Essi, sul piano spirituale e morale, sono tra i poveri e i piccoli, verso i quali la Chiesa, sulle orme del suo Maestro e Signore, vuole essere madre che non abbandona ma che si avvicina e si prende cura»: così Papa Francesco durante l’udienza per i partecipanti al Corso di formazione per i parroci sul nuovo processo matrimoniale, promosso dal Tribunale della Rota Romana nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano. «
«NO AGLI ATTI BUROCRATICI»
«Anche queste persone sono amate dal cuore di Cristo. Abbiate verso di loro uno sguardo di tenerezza e di compassione. Questa cura degli ultimi, proprio perché emana dal Vangelo, è parte essenziale della vostra opera di promozione e difesa del Sacramento del matrimonio» ha aggiunto il pontefice, «i parroci devono sostenere quanti si sono resi conto del fatto che la loro unione non è un vero matrimonio sacramentale e vogliono uscire da questa situazione. In questa delicata e necessaria opera fate in modo che i vostri fedeli vi riconoscano non tanto come esperti di atti burocratici o di norme giuridiche, ma come fratelli che si pongono in un atteggiamento di ascolto e di comprensione».
CAPODARCO E IL DIACONATO ALLE DONNE



Sempre nella mattinata di sabato, Papa Francesco ha ricevuto 2800 fra volontari e ospiti della Comunità Capodarco. Il presidente della Comunità, don Vinicio Albanesi, nell’occasione ha chiesto al pontefice una decisione a favore dell’ammissione delle donne al diaconato. «Non ci sono ragioni teologiche, non è in questione il sacramento del sacerdozio, il diaconato è un ministero» ha spiegato don Vinicio, ex giudice ecclesiastico che ha lasciato la toga e gli ermellini per dedicarsi agli ultimi, «spero che si possa concedere il diaconato alle donne, ci sono tante catechiste che svolgerebbero benissimo questo ministero. Santo Padre non dia peso ai `dubia´ che le vengono proposti da persone che sono farisei e nemmeno scribi».

sabato 25 febbraio 2017

Non una verità qualsiasi, ma la Verità.


IL GIOGO DEGLI INFEDELI

    «Non ritornate sotto il giogo degli infedeli»: come si è regolato Gesù Cristo il divino Maestro nei confronti delle altre religioni? Ecumenismo, dialogo-interreligioso: quanta confusione si svolgono intorno a queste espressioni
di Francesco Lamendola  

Ecumenismo, dialogo-interreligioso: quanta confusione, quanta ambiguità, quante aberrazioni, talvolta in buona fede, talaltra volute, si svolgono intorno a queste espressioni; e, diciamolo pure, quanto pericolo per le anime, almeno se si prendono sul serio le cose di Dio e non le si riduce a una chiacchierata al bar fra quattro amici, dove ognuno è libero di dire e di fare tutto quel che gli passa per la testa, senza remore e senza particolari responsabilità. Per i cristiani nati, o cresciuti, dopo il Concilio Vaticano II, quelle espressioni hanno un suono familiare e un significato perfino scontato: perciò appaiono come perfettamente canoniche, perfettamente cristiane, perfettamente ragionevoli, giuste e condivisibili. Ma è proprio così?

Una apostasia di massa

BRUXELLES. “CHI UCCIDE LA CHIESA? LA CHIESA TALVOLTA, MA TALMENTE BENE…”. GERUSALEMME.

A Bruxelles, una delle capitali più scristianizzate d’Europa, l’arcidiocesi, guidata dal neo-cardinale Jozef De Kesel, protetto del discusso cardinale Danneels è riuscita a far sì che le Fraternità di Gerusalemme decidessero di lasciare la città. Dal 2001 le Fraternità, gruppi di vita monastica (a Roma è affidata loro Trinità de’Monti) sono nella parrocchia di Saint-Gilles e hanno intessuto legami profondi con la popolazione, cattolica e non, del quartiere. Dopo la sostituzione dell’arcivescovo Léonard, inviso a Danneels e di conseguenza al Pontefice regnante, è partito un piano di ristrutturazione delle parrocchie, che ha creato e continua a creare perplessità e opposizioni fra i laici cattolici. Che, fra l’altro, sono rimasti molto colpiti – e non positivamente – dalla decisione di De Kesel di non ospitare più un’altra comunità fiorente di vocazioni e di frutti spirituali, la Fraternità dei Santi Apostoli, a Sainte-Catherine, voluta e sostenuta da mons. Lèonard. Una decisione che nel contesto della vita cattolica di Bruxelles è apparsa sin dall’inizio incomprensibile.

Manca solo un timbro postconciliare?

Lefebvriani a casa

All’Esquilino sorgerà il Centro studi della San Pio X. Accordo vicino. Decisivo il ruolo del Papa


Lefebvriani a casa
Papa Francesco (foto LaPresse)



Roma. La frattura tra la Fraternità sacerdotale San Pio X (i lefebvriani) e la Santa Sede sta per essere ricomposta. L’accordo per l’istituzione della prelatura personale – garanzia di ampia autonomia gestionale e pastorale – è ormai vicino. A confermare che il lento e complesso negoziato sia ormai avviato verso una soluzione positiva è la trattativa in essere per l’acquisto da parte di Ecône del complesso di Santa Maria Immacolata all’Esquilino, a poca distanza dal Laterano.

La Misericordia 2.0

“Pillole di Misericordia 2.0: la ricetta è la carità senza la verità” 


In questo articolo sono riportate alcune frasi essenziali che Bergoglio ha rivolto ai Parroci:
“Fatevi prossimi, con lo stile proprio del Vangelo, nell’incontro e nell’accoglienza di quei giovani che preferiscono convivere senza sposarsi”

Il Papa invita i sacerdoti ad abbracciare ogni genere di unione. “Unioni celebrate in Cristo, unioni di fatto, unioni civili, unioni fallite, famiglie e giovani felici e infelici. Di ogni persona e di ogni situazione voi siete chiamati a essere compagni di viaggio per testimoniare e sostenere”. 

I parroci, è l’esortazione del Papa, siano visti da chi vuole uscire dal matrimonio non come “esperti di atti burocratici”, ma come “fratelli” “in ascolto e comprensione”.

La spia che venne dal sud del mondo

Il doppio gioco



(Antonio Socci su www.antoniosocci.comQuesto articolo di Sandro Magister (vedi QUI ) spiega benissimo l’atteggiamento dell’allora cardinale Bergoglio (nel 2004) che – ovviamente – non avrebbe mai potuto aspirare al papato, verso cui era lanciato, se, da cardinale, avesse pubblicamente contestato la “Veritatis splendor”.
Una volta diventato papa sappiamo invece cosa è successo e Magister, ancora una volta, lo spiega benissimo.
Del resto si può vedere questo stesso atteggiamento anche oggi nell’abitudine di papa Bergoglio di mandare avanti qualcuno (per esempio il card. Kasper) per lanciare la sua “rivoluzione”, senza esporsi direttamente.

Bella domanda..

Il Superiore Generale dei Gesuiti è ancora cattolico?




Padre Arturo Sosa Abascal



I moderni uomini di Chiesa hanno voluto tanto che il Vangelo diventasse condivisibile dall’uomo moderno, che hanno finito col testimoniare che loro stessi si sono convertiti al mondo moderno. Non capiscono più il Vangelo, la Chiesa e Dio. Quando parlano di Dio Padre, del Suo Figlio Gesù e dello Spirito Santo, vediamo come le loro passioni, vizi e peccati finiscono col proiettare un’immagine idolatrica di Dio.
Anche riguardo alla Chiesa: questa non avrebbe passato, e non si rendono conto che non avendo passato essa sarebbe come invisibile.


L’affliggente profanazione della misericordia

http://www.toscanaoggi.it/Vita-Chiesa/Giubileo-mons.-Fisichella-apertura-Porta-Santa-cerimonia-molto-semplice
La misericordia profanata



Dalla Lettera dei Domenicani del Santo Rosario – Pentecoste 2017


Oggi è di moda, soprattutto negli ambienti ecclesiastici, invocare la misericordia. Nel suo nome bisognerebbe tollerare ogni comportamento, ignorare gli insulti più lampanti contro l’onore di Dio, lasciare gli uomini nella loro vita di peccato, tacere i diritti della Verità e della Sua Chiesa.

La misericordia è profanata.

Ora, la vera misericordia è tutto l’opposto di questo relativismo.

Secondo l’etimologia, la misericordia è un cuore che si occupa di una miseria per portale sollievo, per farla sparire, per quanto possibile. E’ la carità che si occupa dei mali del suo tempo.
Per saperne di più, basta aprire il Vangelo di San Luca. A tre riprese, esso presenta le tappe della misericordia: essa vede il male, è presa da compassione, passa ai fatti (1).


Credette un giorno di aver trovato la via d’uscita.

 
Dittatura protestante
Terzo peccato contro lo Spirito Santo: impugnare la verità conosciuta (dal catechismo).
Vien da pensare che tutte le diocesi cattoliche e le facoltà teologiche abbiano ricevuto da Roma un ordine tassativo e ineludibile, secondo il più tradizionale stile centralistico della Curia, ma in senso esattamente opposto: quest’anno sembra obbligatorio celebrare il cinquecentesimo anniversario della “riforma” luterana. Ovunque un pullulare di convegni, settimane intensive, incontri ecumenici con pastori e pastore… tutto, ovviamente, con un unico intento celebrativo e apologetico (al contrario), quasi si trattasse di una sorta di nemesi storica che dovesse riparare le esecrabili condanne del Concilio di Trento (le quali – sia detto per inciso – sono dogmi di fede e non si possono contestare, sotto pena di scomunica). Si direbbe che, senza i cosiddetti “riformatori” protestanti, la Chiesa non avrebbe mai ritrovato la verità del Vangelo, smarrita per strada, né la sua vera identità, deformata fin dall’epoca costantiniana.

venerdì 24 febbraio 2017

Fino al nostro ultimo respiro

Qual è il secondo passaggio più incompreso della Scrittura? (Il primo è: “Non giudicate, per non essere giudicati” in Matteo 7:1, citato dagli analfabeti (o indifferenti) scritturali come una sorta di pseudo-benedizione al relativismo morale). Direi che il secondo posto va a Matteo 5:39, “se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l’altra“.
Non comprendere questo passaggio ha portato a pregare pubblicamente per i “nostri cosiddetti ‘nemici’”, come se Cristo e la Sua Chiesa non abbiano nemici, sia umani che spirituali. Non comprendere questo passaggio ha portato ad auspicare un pacifismo letteralmente inerte, che avrebbe lasciato perplesso papa Pio V (che ha convocato la Lega Santa per resistere all’invasione dell’Europa da parte dell’Impero Ottomano, nella battaglia di Lepanto).

Keep calm and go to Guam!

Rivisitazioni. Dodici anni fa Bergoglio non aveva i dubbi di oggi  
           
Libro
Dei cinque "dubia" sottoposti a papa Francesco e resi pubblici da quattro cardinali riguardanti la retta interpretazione di "Amoris laetitia", tre fanno riferimento a un precedente documento papale, l'enciclica di Giovanni Paolo II "Veritatis splendor" del 1993. E chiedono se continuano a valere tre verità di fede riaffermate con forza da quell'enciclica.
Nel dubbio numero due è questa la verità di cui i cardinali chiedono conferma:
- l’esistenza di norme morali assolute, valide senza eccezioni, che proibiscono atti intrinsecamente cattivi (Veritatis splendor, 79).
Nel dubbio numero quattro è quest'altra la verità su cui chiedono lumi:
- l'impossibilità che "le circostanze o le intenzioni" trasformino "un atto intrinsecamente disonesto per il suo oggetto in un atto soggettivamente onesto o difendibile come scelta" (Veritatis splendor, 81).
E infine, nel dubbio numero cinque è quest'altra ancora la verità su cui attendono un chiarimento:
- la certezza che la coscienza non è mai autorizzata a legittimare eccezioni alle norme morali assolute che proibiscono azioni intrinsecamente cattive per il loro oggetto (Veritatis splendor, 56).
A nessuno di questi "dubia" Jorge Mario Bergoglio ha finora dato risposta. Ma se tornasse indietro nel tempo, a quando era arcivescovo di Buenos Aires, le risposte le darebbe. Sicure e rassicuranti.