ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 29 maggio 2017

Siamo cristiani vecchi?

La Chiesa neocattolica e la tentazione di andarsene



Ha scritto qualcuno che se uno dice di volersene andare, è perché con l’anima se ne è già andato. La Chiesa neo cattolica ha talmente deluso che non vale nemmeno la pena gridare, o attaccare adepti e banditori del nuovo culto. Si va via, alla spicciolata, tutt’al più scuotendo la testa. “Fu: così si chiama il digrignar di denti e la mestizia più solitaria “dice Zarathustra. Più modestamente, viene in mente l’inutile invocazione di Sancho Panza nei confronti di chi lo bastona: Sono cristiano vecchio! Nella Spagna di Cervantes, cristiani vecchi si definivano con orgoglio gli iberici di sangue, diversi dai convertiti ebrei e mussulmani, marranos e moriscos, cristianizzati per obbligo dai Re Cattolici, pena l’esilio. L’esilio interiore spetta oggi a chi resta legato alla fede di sempre: non vi è nulla di più terribile del mutamento, nelle cose dell’eternità e della religione.

Panem nostrum quotidianum..

Reddito e lavoro – Tesi di Bergoglio e antitesi della Dottrina Sociale della Chiesa

La nota stonata di Bergoglio a Genova:  
"Dev’essere chiaro che l’obiettivo vero da raggiungere non è il “reddito per tutti”, ma il “lavoro per tutti”! 
  
di Sergio Basile e Rocco Carbone / Sete di Giustizia
il reddito secondo la dottrina sociale della chiesa











 Bergoglio: si al lavoro… E il reddito per tutti?    
Roma - di Sergio Basile e Rocco Carbone/ Sete di Giustizia –  Nella visita pastorale all’arcidiocesi di Genova, Papa  Bergoglio ha incontrato un folto gruppo di rappresetanti del mondo del lavoro nello stabilimento dell'Ilva, dedicando un pensiero a quanti soffrono la piaga della disoccupazione, paradossale morbo dell'era della globalizzazione: catastrofe mondiale, tra l'altro, benedetta dai "grandi della Terra" nell'ultimo, inutile, G7 di Taormina. Il suo discorso d'esordio per certi versi era apparso incoraggiante, almeno nelle prime battute, in quanto recante l'invito a 
               "…non rassegnarsi all’ideologia che sta prendendo piede ovunque, 
che immagina un mondo dove solo metà o forse due terzi dei lavoratori lavoreranno, 
                         e gli altri saranno mantenuti da un assegno sociale. 
                                                      Papa Bergoglio

Fiat voluntas mea!

Quale programma?



Un lettore mi ha segnalato la conferenza che Enzo Bianchi ha tenuto a Cagliari la settimana scorsa, il 23 maggio (qui l’audio-clip). Al minuto 15:57 della registrazione, il relatore si lascia andare a una confidenza a proposito della determinazione di Papa Francesco nel portare avanti le riforme: 
Un giorno gli [= al Papa] è stato chiesto in una situazione confidenziale: «Ma, Santità, porterà a termine tutte queste riforme che annuncia?». La sua risposta è stata: «Io non pretendo; voglio che si inizino processi, e voglio che quel tanto di cammino che facciamo insieme non si possa piú tornare indietro».

Sono parole riportate, ovviamente; ma non c’è motivo per metterne in dubbio l’autenticità, anche perché pronunciate da un uomo assai vicino al Santo Padre. A voler essere pignoli, Bianchi non svela nessun segreto. 

Lo sguardo duro, le labbra contratte..

Il liquidatore risentito



Il 19 maggio scorso, nella sua quotidiana omelia presso la Casa di Santa Marta, il papa ha puntato il dito contro i suoi critici, e, come al solito, li ha consegnati al pubblico abominio. Non ha minimamente tentato di confrontarsi con essi, non ha minimamente preso in considerazione le loro obiezioni, né ha fatto loro il regalo di crederli mal consigliati, forse, però in buona fede; al contrario, li ha dipinti come perfidi seminatori di zizzania, impossessandosi, ancora una volta, di una bellissima parabola evangelica per seminare rancore nei confronti di quanti, della Chiesa, non capiscono, non approvano e non condividono ciò che lui sta facendo, il modo in cui sta governando la Sposa di Cristo, il suo stile pastorale, e, soprattutto, la sua dottrina, o piuttosto la sua demolizione sistematica della dottrina cattolica. 

Se mai ci fosse stato un dubbio

Amoris Laetitia. Muller e vescovi belgi su posizioni opposte

Il cardinal Muller, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, intervistato dalla Tv americana EWTN, ribadiva che il sacramento del matrimonio è indissolubile e che i divorziati e risposati non possono accedere all'eucarestia. Ma nel frattempo la Confereza Episcopale del Belgio emanava direttive contrarie, affermando che si debba giudicare caso per caso e decidere in "coscienza" sull'eucarestia alle coppie di divorziati e risposati. Grande confusione sotto il cielo.

Se mai ci fosse stato un dubbio sulla confusione che l’ambigua formulazione dell’Amoris Laetitia sta creando nella Chiesa, e fra i fedeli, e sulla necessità che da parte del Pontefice giunga finalmente una parola chiara in risposta ai “Dubia” presentati da quattro cardinali, gli avvenimenti degli ultimi giorni stanno a testimoniarlo.

La prossima volta state zitti, perché l'avete fatta fuori dal vasino?

Gay pride Il vescovo e il comando
Zittisce i suoi preti che sui giornali hanno sdoganato l'omosessualità, bacchetta i fedeli che non gli hanno chiesto il permesso di usare la Cattedrale per la veglia di riparazione, si rifà alla "vituperata" nota dell'86 per dire che gli omosessuali devono cercare castità e preghiera e soprattutto definisce, ancora, l'omosessualità un disordine. Il vescovo di Reggio interviene sul caso gay pride. E ribadisce un concetto spesso dimenticato: il comando appartiene a lui, piaccia o no lo stile.

Alla fine ha parlato lui. Il vescovo di Reggio Massimo Camisasca è intervenuto sulla vexata quaestio che da giorni sta infiammando Reggio Emilia e non solo. La vicenda è quella del gay pride previsto per sabato prossimo nella Città del Tricolore. Anche la Nuova BQ se n'è occupata, quindi per le puntate precedenti rimandiamo agli articoli dei giorni scorsi (quiqui e qui). 

Una grossa duplice contraddizione

Qualche considerazione a freddo sulla vicenda dei matrimoni della Fraternità San Pio X 




La probabile sede romana della Prelatura Personale della Fraternità
(si veda l'intervista di Don Alain-Marc Nély, secondo Assistente di Mons. Fellay)
       

A margine della vicenda, ormai tanto dibattuta, dei matrimoni della Fraternità San Pio X, è intervenuto in questi ultimi giorni di maggio Don Michele Simoulin.
L’ex Superiore del Distretto italiano della Fraternità, oggi come in pensione in un complesso scolastico nel Sud della Francia, è solito intervenire sempre a sostegno delle posizioni dei Superiori, sia per il suo tipico senso della disciplina – vecchio retaggio militare -, sia per il suo personale convincimento della necessità per la Fraternità di rientrare all’obbedienza del Vaticano.

Egli ha presentato il suo punto di vista in un articolo, Si continua!, pubblicato sul numero di giugno 2017 de Le Seignadou, il bollettino del Priorato Saint Joseph des-Carmes. In esso Don Michele non cita apertamente neanche una volta i Decani e la loro lettera, e tuttavia si esprime a riguardo con una certa durezza, per poi sviluppare un ragionamento tutto suo, molto ligio nei confronti dei Superiori, ma che non sfiora neanche la questione di merito posta dai Decani e dagli stessi fedeli.

Niente di nuovo sotto il sole!?

Si continua!
Un articolo a proposito dei matrimoni della Fraternità







L'articolo è stato pubblicato nel numero di giugno 2017 de Le Seignadou.

In esso l'ex Superiore del Distretto italiano della Fraternità affronta a suo modo la questione della nuova disposizione di Papa Francesco sui matrimoni della Fraternità San Pio X, partendo da alcune pesanti considerazioni relative all'inziativa presa dai Decani della Fraternità riguardo a questa nuova disposizione romana.

Don Michele, a suo modo, rappresenta una certa parte della Fraternità: quella che sembra essere indifferente al fatto che dopo più di quarant'anni di resistenza si possa corrispondere all'abbraccio mortale della Chiesa conciliare.

E' a questo titolo che pubblichiamo il suo intervento tra i documenti.

domenica 28 maggio 2017

Fatima 100 anni dopo

Aleppo Consacrazione Madonna di Fatima




La processione della Madonna di Fatima a Aleppo - un evento impensabile negli ultimi anni.

Anche se la città di Aleppo è stata duramente colpita dalla guerra civile in Siria,il 13 maggio 2017, ha visto un raggio di speranza giorno di cui ricorre il centenario della prima apparizione della Madonna di Fatima.
Consacrazione e Santa Messa è stata celebrata nella Cattedrale di San Francesco di Assísi, da padre Ibrahim Alsabagh, e concelebrata dai vescovi e sacerdoti della città. Nella Messa era presente un'immagine benedetta della Madonna di Fatima, che è stata inviata direttamente as Aleppo dal santuario in Portogallo, dove nello stesso giorno Papa Francesco ha celebrato il 100 ° anniversario della prima apparizione mariana a Fatima.


Un ritorno al passato

Socci, le schegge impazzite ora sono a capo della Chiesa



Il nuovo presidente della Cei voluto da papa Bergoglio, il card. Gualtiero Bassetti, come ha notato ieri Vittorio Feltri, di fronte all' eccidio dei 35 cristiani egiziani compiuto dai terroristi, se n' è uscito dicendo: «Non sono le religioni che provocano violenze e terrorismo». Eppure proprio l' editoriale dell' Avvenire (quotidiano della Cei) ieri spiegava che quei poveretti sono stati uccisi perché «hanno chiesto loro di rinunciare a Cristo e di diventare musulmani. Se avessero accettato li avrebbero risparmiati, ma hanno rifiutato».
Dunque perché Bassetti parla di «religioni» (al plurale)? Non sono tutte la stessa cosa. C' è la religione dei carnefici e c' è quella delle vittime. Non si possono confondere vittime e carnefici. La causa della strage è stata proprio religiosa: l' odio per la fede cristiana. Con buona pace di Bassetti. Del resto dopo aver affermato che non sono «le religioni» a compiere questi orrori, il cardinale ha aggiunto: «sono loro schegge impazzite». Ma «loro» e «schegge» sono al plurale. Quindi ci sarebbero «schegge impazzite» di tutte le religioni che fanno massacri? A Bassetti risulta che vi siano organizzazioni di terroristi cattolici che uccidono quei musulmani che non si fanno battezzare in Chiesa? Nessuno può sostenere una tale assurdità. Bassetti - che già si arrampicava sugli specchi - ha aggiunto: «Vediamo creature pazze di furore e impazzite di odio, ma anche per noi in passato è stato così visto che i terroristi rossi venivano anche dalle nostre università cattoliche». La superficialità di queste parole lascia di stucco. 

L'illusione di Medjugorje

Notizie da segnalare



Turiboli di qua, turiboli di là



NUOVO VICARIO DI ROMA: TURIFERARI IN TILT

Stavolta i turiferari ci hanno offerto la possibilità di farci quattro sane risate. E chi lanciava un turibolo in una direzione e chi in un’altra ,in  un roteare impazzito con il serio rischio di bernoccoli dolorosi. Poi la decisione papale di nominare mons. Angelo De Donatis. E i turiferari si sono ritrovati a raccogliere i cocci e a curarsi i bernoccoli rimediati nel bailamme.

Oggi, venerdì 26 maggio 2017, alle 12.00, il card. Vallini e la Sala Stampa vaticana hanno reso nota la nomina di mons. Angelo De Donatis, vescovo ausiliare, a vicario di Roma. Tale nomina può dare origine a riflessioni diverse, ma oggi dedichiamoci a un aspetto collaterale che però può indurre a considerazioni di fondo anche sul modo di governare di papa Francesco.

Ipsi dixerunt

Dovevamo capirlo subito: l’ha detto lui stesso


C’è una cosa che fa quasi rabbia, nel pontificato di papa Francesco: il fatto che ci sia voluto così tanto tempo perché una minima parte dei cattolici realizzasse che non è un papa e che non è cattolico; mentre ancora la maggioranza dei credenti lo crede, imperterrita, e, anzi, va in estasi davanti a questo pontefice così cordiale, così alla mano, così anticonformista, insomma, così  autentico sul piano umano…
Fa quasi rabbia, perché gli elementi per capire che egli non agisce come un papa deve agire, e che, anzi, agisce e parla al contrario di come un papa deve parlare e agire, c’erano tutti, fin dall’inizio, fin dal primo istante, cioè dal suo saluto alla folla dal balcone di Piazza San Pietro, quella sera del 13 marzo 2013. C’erano prima ancora, a dire il vero: nelle inverosimili “dimissioni” di Benedetto XVI (ma un papa può davvero dimettersi, così come un ragioniere si licenzia dal suo ufficio, o come un altro, la sera, si toglie il suo vestito spiegazzato, e lo mette nella cesta della roba da lavare?), e anche nella mancata elezione del cardinale Angelo Scola, che tutti sapevano, che noi tutti sapevamo, essere il naturale erede di Ratzinger, dal momento che era il suo delfino e avrebbe rappresentato il necessario elemento di continuità, appunto se si voleva limitare il danno, già gravissimo, di quelle inaudite dimissioni, e medicare, se possibile ricucire, la piaga che s’era aperta nella coscienza dei fedeli…

Di ciurma in ciurma

Il potere del diavolo
Come gli Angeli buoni, anche i demoni, in senso contrario, conservano una loro gerarchia di autorità e di potere nell’infelice regno di cui Lucifero è il principe. Essi lavorano per la perdizione degli uomini e tuttavia, senza volerlo, rimangono pur sempre strumenti nelle mani di Dio.
Dante chiama Lucifero l’imperatore del doloroso regno. Egli, infatti, è a tutti gli effetti “principe” e grande è il suo regno. Un regno che si estende non solo sugli angeli ribelli, ma anche «su coloro che disprezzano i Comandamenti di Dio» (Sant’Agostino). Un regno però “doloroso”. Cos’è, infatti, tutto questo possesso in confronto al godimento di Dio perso per sempre e per propria colpa? A ragione Dante lo dipinge come l’infelicità impersonata: «Con sei occhi piangea e per tre monti gocciava il pianto e sanguinosa bava». Questo dolore satanico è da lui riversato su tutti i suoi inferiori, i quali gli sono simili in proporzione alla gerarchia di appartenenza e al proprio demerito. Ogni diavolo, infatti, conserva la propria natura e gerarchia in base all’appartenenza al proprio coro.

Achab e la ciurma

Un papa molto popolare, ma non tra i vescovi


Con la nomina a presidente del cardinale Gualtiero Bassetti, dopo quella tre anni fa del segretario generale, papa Francesco ha ormai il pieno controllo della conferenza episcopale italiana, nella quale già un terzo dei vescovi sono stati insediati da lui, anche in diocesi di prima grandezza come Bologna, Palermo, il vicariato di Roma e presto anche Milano.
Le nomine sono un elemento chiave della strategia di Jorge Mario Bergoglio. Basti vedere come sta rimodellando a sua immagine il collegio dei cardinali, quello che in futuro eleggerà il suo successore. Dopo l'ultima infornata di porpore, annunciata una settimana fa per la fine di giugno, si fa più lontana l'ipotesi che il prossimo papa possa segnare un ritorno al passato.
Italia a parte, la conquista del consenso dei vescovi è però per Francesco un'impresa tutt'altro che facile.

A domanda, risponde...

C’era una volta un bastimento…


C’era una volta un bastimento, una valorosa nave a vela adibita al trasporto delle merci più varie, in mezzo alle ormai dilaganti navi a vapore: quando la vedevi, in porto, faceva uno strano effetto, era praticamente l’ultima della sua categoria, l’ultima di un’epoca ormai tramontata, quella della navigazione a vela, quando il mestiere del marinaio era proprio quello di un tempo, quello di sempre, e non, come a bordo delle superpetroliere, quello di un tecnico o un impiegato trasferito su una gigantesca tinozza galleggiante, dove fanno tutto gli strumenti elettronici e dove il pilota automatico ti porta sicuro a destinazione con qualsiasi tempo, burrasca o bonaccia, estate e inverno, sole o nebbia, iceberg o mare sgombro. Eppure, nonostante tutto, quella vecchia nave fuori moda, incongrua in mezzo a tutti quegli scafi di ferro e a quelle ciminiere,  che aveva affrontato e superato mille tempeste, e che aveva doppiato Capo Horn almeno una dozzina di volte, pur se guardata con alterigia dai giovani capitani degli altri bastimenti, godeva di una segreta ammirazione presso i capitani più anziani; i quali, nelle taverne dei porti, dopo qualche sigaro e qualche boccale di birra, finivano per confessare, magari a denti stretti, che quella vecchia signora di un’altra epoca sapeva tenere il mare meglio di tante navi moderne e super-accessoriate, e che, quanto a loro, avrebbero scommesso ad occhi chiusi sulla sua efficienza e sulla sua puntualità, cosa che non avrebbero fatto con tantissimi altri bastimenti, anche se dotati del radiogoniometro, dei riflettori antinebbia,  delle doppie o triple paratie stagne, e di cento altre meraviglie della tecnologia moderna.

Una chiesa alquanto “strana”, con sacerdoti “strani”.

Perché l'ostilità conciliare alla messa di sempre?

Ciò che segue è la risposta a quanti mi chiedono di spiegare i motivi dell'ostilità che in un batter di ciglia si materializza ogni qual volta un fedele richiede la celebrazione della S.Messa tridentina al clero aderente alla nuova chiesa nata dal Concilio Vaticano II.

Nuova chiesa nata dal Concilio Vaticano II ?
Precisamente, perché tutte le riforme e gli orientamenti ufficiali di Roma sono delegati e imposti a nome del Concilio. Dopo il Vaticano II infatti, la maggior parte del clero ha assunto un orientamento nettamente opposto alla Tradizione, cioè al Magistero ufficiale della Chiesa. I sacerdoti hanno abbracciato in massa l'eresia protestante e liberale. Essi hanno voltato le spalle alla Chiesa di sempre, alla Messa di sempre, infettando il Corpo Mistico di Cristo con nuovi dogmi, nuove istituzioni, nuovo sacerdozio, nuovo culto, nuovo insegnamento, nuova morale... e tutto ciò a nome del Concilio al quale i fedeli si DEVONO uniformare.

sabato 27 maggio 2017

No davvero; tutt’altro…

Per chi o cosa perirono i 317 martiri d’Inghilterra?



Il 4 maggio la Chiesa ricorda i Santi martiri di Gran Bretagna e Irlanda, che affrontarono il patibolo per restare fedeli al papa e alla fede cattolica, ad opera dei riformati della Chiesa scismatica anglicana, che li fecero perire in odio al Vangelo e alla Santa Messa.
Oggi si parla tanto – anche troppo – di ecumenismo, parola divenuta improvvisamente di gran moda a partire dal Concilio Vaticano II, e ormai assolutamente indispensabile nel corredo del vocabolario del cattolicesimo politically correct, cioè debitamente progressista e semi-modernista. Parola che vuole esprimere un legittimo ed encomiabile desiderio, il ritorno all’unità dei cristiani; ma che non può e non deve diventare, come invece sta diventando, specie ad opera di papa Francesco, e di una schiera di pseudo teologi e di falsi pastori, il travestimento per una sporca, blasfema operazione: inquinare e infettare la Chiesa cattolica con gli errori del protestantesimo, trasformandola in una specie di contro-chiesa sincretista, per metà cattolica e per metà protestante. 

Gli Agenti del Male

L’Isis fa strage in Egitto



Hanno assaltato un gruppo di pellegrini. Un’azione vigliacca, al solito, preparata e perseguita come un’azione militare. Il bus, con alcune macchine al seguito, era diretto al monastero di San Samuele il Confessore. E portava un gruppo di gente, tanti i bambini, che andava a pregare. L’Isis ha colpito e ne ha ammazzati 28.

L’assalto è avvenuto nella regione egiziana di Minya: gli assassini, una decina, hanno bloccato la strada con dei Suv, poi hanno iniziato l’assalto, rubando i pochi averi dei pellegrini e intimando loro di convertirsi all’islam, come riferito da padre Antonio Gabriel, parroco di  San Mina a Roma. Non hanno abiurato, sono stati uccisi. Martiri, appunto.

Gli assassini hanno pure filmato l’azione, come vuole la società dell’immagine di cui sanno usare, in maniera più che sofisticata, tutti gli strumenti e di cui si servono in maniera altrettanto sofisticata. Altro che islam tradizionale, ci troviamo di fronte a una perversione post-moderna. Ma questa è un’altra storia…

Quanta ipocrisia

Non c’è vero amore per il peccatore senza odio per il suo peccato



Uno dei più gravi malintesi della teologia morale contemporanea, specialmente a partire dalla cosiddetta “svolta antropologica” inaugurata dal Concilio Vaticano II, consiste nel pensare e nel dire che Gesù è venuto per i peccatori, senza precisa che Egli è venuto per convertire i peccatori, e non per assolverli e lasciarli tranquillamente nei loro peccati. Un po’ tutto il clima della Chiesa cattolica, negli ultimi anni, ha reso possibile il diffondersi di questa dottrina sbagliata. Può darsi che in passato si sia commesso l’errore, come sostiene padre Ermes Ronchi, di puntare troppo su una “pedagogia della paura”, insistendo esageratamente sull’aspetto punitivo della giustizia divina; ma è certo,  a nostro avviso, che, da qualche tempo in qua, si è imboccata, sempre più decisamente, la via dell’errore opposto e speculare: quella di minimizzare, sottovalutare, ignorare il peccato, e presentare il Vangelo come una dottrina morale che esorta le anima, genericamente, alla vita buona, ma non dice chiaramente quel che accade alle anime allorché scelgono di allontanarsi da Dio, sia in questa vita, sia nell’altra; anzi, a dirla tutta, dell’altra vita, e quindi anche del Giudizio finale, non si sente parlare ormai quasi per nulla.

Ora, da bombardare c’è altro

“Simulazione di matrimonio gay alle elementari”. E’ vero, l’Isis ammazza i nostri figli. E noi, invece?

Ho sacro rispetto dei morti, soprattutto quando si tratta di nemici. Ma ci sono alcune eccezioni, una delle quali stamattina ha deciso di rimettere l’anima al Signore e andare a rendergli conto di quanto combinato in terra: a 89 anni, è morto Zbigniew Brzezinski, consigliere per la sicurezza nazionale sotto l’amministrazione Carter, falco della Guerra Fredda e, soprattutto, padre nobile (si fa per dire) della delirante dottrina neo-con sorta dalle macerie delle Due Torri.