ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 30 marzo 2018

Primus inter pares

IL DIAVOLO E GIUDA


"Il diavolo aveva messo in cuore a Giuda di tradirlo" l'incredulità è una forma di eresia signor Bergoglio il diavolo esiste lo dicono i Vangeli, lo dice Gesù in persona, lo dicono molti passi dell’Antico e del Nuovo Testamento 
di Francesco Lamendola  

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Siamo in tempo di Pasqua; andiamo allora a rileggerci quel passo Vangelo di Giovanni in cui viene preannunciato il tradimento di Giuda (13, 1-5):
Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. Mentre cenavano, quando già il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo, Gesù sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugatoio di cui si era cinto. 
Con buona pace del gesuita Sosa Abascal, il diavolo esistelo dicono i Vangeli, lo dice Gesù in persona, lo dicono molti passi dell’Antico e del Nuovo Testamento, lo dice la Tradizione e così pure il Magistero millenario della Chiesa. Crederlo è conforme alla dottrina cattolica; negarlo è difforme da essa. Si chiama incredulità, ed è una forma di eresia. È anche una espressione di superbia intellettuale, perché nasce dalla pretesa di aver capito di più e meglio di quel che hanno sempre compreso e accettato generazioni e generazioni di cristiani, comprese le più grandi menti filosofiche degli ultimi venti secoli. È un credersi più intelligenti, più furbi, più maturi, più evoluti, più progrediti, e, naturalmente più “moderni”, qualsiasi cosa ciò voglia dire. E non solo il diavolo esiste, ma ha anche la capacità di entrare nel cuore delle persone, di penetrare nell’intimità dei loro pensieri, di avvelenare la loro anima immortale. 

Lo spettro di uno scisma


Chiesa, sulla Cina si alza lo spettro dello scisma

Il dialogo col Vaticano riguarda la nomina dei vescovi per le diocesi del Dragone, che Pechino vorrebbe avocare a sé. Un accordo che rischia di mettere in crisi il concetto teologico di successione apostolica.

Tra Cina e Vaticano è ancora presto per proclamare un vincitore
Cina e Vaticano, alle radici delle ultime tensioni

Sottoscala Santa Marta

Conciliabolo tenuto all'inferno da Lucifero e dai suoi demoni dopo la morte di Cristo, nostro Signore



Tratto da "La Mistica Città di Dio", vita della Madonna rivelata dalla Vergine SS. alla Venerabile Madre Maria de Jesus d'Agreda, suora Concezionista spagnola († 1665).

CAPITOLO 23


1424. Lucifero e i suoi ministri caddero dal monte Calvario fin negli abissi con più furia e turbolenza di quando erano stati precipitati dalle altezze. Il loro regno è sempre terra tenebrosa e coperta dalle ombre della morte, piena di caliginosa confusione, di miserie, angustie e disordine, come afferma Giobbe; eppure, in tale occasione la sua infelicità e il suo scompiglio furono più grandi, perché i dannati ricevettero ulteriore orrore e tormento dalla ferocia con cui i demoni vi discesero e dal dispetto che nella loro rabbia mostrarono. Certamente, questi non hanno l'autorità di porli a loro arbitrio in zone di maggiore o minore tribolazione, poiché ciò è deciso dall'equità divina, secondo i misfatti di ciascuno; tuttavia, il giusto giudice stabilisce che, oltre alla pena "essenziale", in alcune circostanze ce ne possano essere altre "accidentali". Quanto è stato commesso, infatti, ha lasciato radici e molti mali per altri, che per questo si smarriscono; così, i durevoli effetti di tali peccati non ritrattati le motivano. Giuda fu straziato con altre torture per aver venduto sua Maestà, procurandone l'uccisione. I diavoli scoprirono in quel momento che il luogo di punizioni terribili dove lo avevano collocato era destinato a coloro che si sarebbero smarriti con la fede e senza le opere, e a quelli che avrebbero rifiutato di proposito la virtù e il frutto della redenzione, contro i quali essi manifestano più collera.

In Passione et Morte Domini

La passione di Gesù secondo le rivelazioni della beata Anna Caterina Emmerick: la passione e morte in croce

 L’orribile flagellazione  
Per calmare la plebaglia con una punizione che la impietosisse, Pilato diede ordine di flagellare Gesù, secondo l’uso romano.. Fra il tumulto e il furore popolare Gesù fu condotto dagli sgherri sul piazzale. Il Signore venne trascinato bruscamente vicino al corpo di guardia del pretorio, dove si trovava la colonna di marmo munita di anelli e ganci; essa era destinata esclusivamente alla flagellazione dei condannati. I sei flagellatori, che svolgevano la funzione di carnefici nel pretorio, provenivano dalle frontiere egiziane, erano bruni, bassi e tarchiati; seminudi e mezzo ebbri, sembravano bestie assetate di sangue. Essi avevano nello sguardo qualcosa di diabolico; vicino a quella colonna avevano fustigato a morte molti altri condannati. Benché il Salvatore non avesse opposto alcuna resistenza, venne trascinato con le funi, mentre i flagellatori gli assestavano pugni e calci. Gli strapparono di dosso il manto derisorio di Erode e fecero quasi cadere il Signore a terra. Vidi Gesù tremare e rabbrividire davanti alla colonna. Egli stesso si tolse la veste con le mani gonfie e sanguinanti. Poi pregò e volse per un attimo lo sguardo verso la sua santa Madre immersa nel dolore… I carnefici, senza cessare le loro orrende imprecazioni, legarono le mani di Gesù a un grande anello fissato alla sommità della colonna dell’infamia. Così facendo, gli tesero talmente le braccia al di sopra della testa che i piedi legati fortemente alla colonna non toccavano completa mente il suolo. Due di quei bruti, assetati di sangue, iniziarono a flagellare il corpo immacolato di Gesù provocandogli i più atroci tormenti. Non mi è possibile descrivere le tremende atrocità inflitte a nostro Signore.  Le prime verghe di cui si servirono gli aguzzini erano strisce di color bianco, sembravano fatte di legno durissimo o nervi di bue. Dorso, gambe e braccia venivano lacerati sotto i pesanti colpi del flagello, finché la pelle a brandelli col sangue schizzò al suolo. I gemiti dolorosi di Gesù sofferente erano soffocati dal clamore della plebaglia e dei farisei, che continuavano a gridare: “Fatelo morire! Crocifiggetelo!”. Per imporre il silenzio, e continuare a parlare al popolo, Pilato faceva suonare una tromba.

Dalle sue piaghe

Ti Adoro Croce Santa per liberare le Anime dal Purgatorio




E’ antica Tradizione dei Santi quella di recitare 33 volte il Venerdì Santo questa pia Orazione per la quale fu ad essi promesso dal Signore Gesù, di liberare 33 Anime dal Purgatorio. Recitata 50 volte ogni venerdì dell’anno, ne libera 5.  Venne confermata dai Papi Adriano VI, Gregorio XIII e Paolo VI. Da: Il libro delle Novene – Ed. Ancilla. Fatta come Orazione, anche dopo Pasqua, si liberano tre anime dal Purgatorio ogni venerdì che si recita, e 33 al Venerdì Santo. Maria Simma e la Teresa Neumann ne attestarono l’efficacia, insieme alla Beata Anna Maria Taigi con la pia pratica dei Cento Requiem che troverete in basso.
Bisogna ricordare chequando parliamo di “pie pratiche devozionali”, non stiamo parlando di “formule magiche” e che non è certo il Signore Gesù ad aver “bisogno” di queste preghiere per fare ciò che potrebbe fare in un secondo…. Le Pie Pratiche di seria devozione, attestate dalla Tradizione della Chiesa e dai Pontefici arricchite di Indulgenze, sono necessarie soprattutto a noi viventi, non solo per ricordarci di queste Anime spesso dimenticate, ma anche per sostenerci cristianamente in questa “valle di lacrime”, ci aiutano ad alimentare la nostra vita coerentemente al Vangelo e ci dischiudono le porte della vita eterna con gli atti di vera carità a Coloro che ci hanno preceduto, ma non hanno ancora raggiunto la pienezza della beatitudine.

Noi speriamo che..

SANTITA’, detti a Scalfari un’enciclica. anzi, un Vangelo.

Santità, inutile le dica che lei ha suscitato grandi speranze in noi malvagi e impenitenti annunciando la sua nuova rivelazionper bocca del suo evangelista, Eugenio Scalfari: l’inferno non esiste, le anime dai cattivi vengono semplicemente annichilite.

Giuda leggeva Repubblica?

https://cronicasdepapafrancisco.com/2018/03/30/preghiamo-per-bergoglio-alla-smentita-non-ci-crediamo/

Scalfari e il Papa, una farsa che deve finire

Il Papa che nega l'esistenza dell'Inferno. Una enormità che per ore e ore è rimbalzata sui giornali di tutto il mondo, prima che la Santa Sede smentisse il fondatore di Repubblica Eugenio Scalfari. Eppure nel comunicato della Sala Stampa troppe cose non tornano....



Ma cosa deve pensare un povero cattolico che la mattina del Giovedì santo si collega a Internet e viene a sapere che il Papa ha raccontato a un vecchio giornalista suo amico che l’inferno non esiste e le anime che non si pentono semplicemente scompaiono? Un Papa che nega due verità di fede: l’Inferno e l’immortalità dell’anima. Non può essere, non è mai accaduto nella storia della Chiesa. E poi proprio all’inizio del Triduo pasquale, dove riviviamo il sacrificio di Cristo, che è venuto a salvarci dal peccato. Un tempismo diabolico. Se non c’è l’inferno non c’è neanche la salvezza. Poco importa se non si tratta di un testo magisteriale ma dell’ormai solito articolo del fondatore di Repubblica, Eugenio Scalfari, che trascrive a senso un colloquio avuto a Santa Marta con papa Francesco. L’affermazione è di una enormità inaudita e dalle conseguenze devastanti.

Il sigillo della Croce

Gesù poteva soffrire in Croce? - Risposte sulla Fede del Servo di Dio Pier Carlo Landucci, teologo della Casa Pontificia sotto Pio XII


La Teologia cattolica insegna che Gesù, in quanto Uomo- Dio, godeva permanentemente la visione beatifica, era cioè immerso fin dalla nascita nel gaudio sconfinato della diretta contemplazione divina. Come poteva quindi in Croce soffrire? Qualunque sia stato infatti lo strazio di quelle piaghe, esso doveva essere cancellato e superato -daSt intensità del gaudio beatifico. Anche i santi, rapiti in estasi di amore, non sentivano più le sofferenze corporali. S. Bernardetta, per es., quando era in colloquio con VImmacolata apparsale a Lourdes, non sentiva una candela che le bruciava ma mano. Figuriamoci Gesù ! (D. G. - Milano).

Se il giorno del Giudizio fosse domani

IL GIUDIZIO FINALE


Il Giudizio finale è un dogma o una opinione? Dopo le parole del Cristo non può sussistere dubbio alcuno:"il Giudizio avrà luogo": chi è dunque il signor Bergoglio per negare questa sacra verità di fede e perchè tutti tacciono? 
di Francesco Lamendola  

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Nella udienza generale del 23 agosto 2017, il signor Bergoglio ha detto, fra l’altro:
Le pagine finali della Bibbia ci mostrano l’orizzonte ultimo del cammino del credente: la Gerusalemme del cielo, la Gerusalemme celeste. Essa è immaginata anzitutto come una immensa tenda, ove Dio accoglierà tutti gli uomini per abitare definitivamente con loro (Ap 21,3). E questa è la nostra speranza. E cosa farà Dio, quando finalmente saremo con Lui? Userà una tenerezza infinita nei nostri confronti, come un padre che accoglie i suoi figli che hanno a lungo faticato e sofferto. Giovanni, nell’Apocalisse, profetizza: “Ecco la tenda di Dio con gli uomini! [Egli…] asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà più la morte né lutto né lamento né affanno, perché le cose di prima sono passate. […] Ecco io faccio nuove tutte le cose!” (21,3-5). Il Dio della novità!

Si è trattato di un discorso molto grave, nel quale egli ha deliberatamente alterato e falsificato la Parola di Dio. E se monsignor Galantino, rovesciando le parole del libro della Genesi, aveva affermato, a suo tempo, che Dio non distrusse Sodoma a causa del gravissimo peccato dei suoi abitanti, ma la risparmiò, qui il signor Bergoglio ha intenzionalmente falsificato e parole del libro dell’Apocalisse, citando solo quei passi che gli convenivano e omettendo quelli che lo smentivano, perché nell’Apocalisse si legge (21,5-8) non già che Dio chiamerà a Sé tutti gli uomini, come ha detto lui, bensì:
E Colui che sedeva sul trono disse: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose»; e soggiunse: «Scrivi, perché queste parole sono certe e veraci. Ecco sono compiute! Io sono l'Alfa e l'Omega, il Principio e la Fine. A colui che ha sete darò gratuitamente acqua della fonte della vita. Chi sarà vittorioso erediterà questi beni; io sarò il suo Dio ed egli sarà mio figlio. Ma per i vili e gl'increduli, gli abietti e gli omicidi, gl'immorali, i fattucchieri, gli idolatri e per tutti i mentitori è riservato lo stagno ardente di fuoco e di zolfo. È questa la seconda morte».

giovedì 29 marzo 2018

L’ultima cena



 Il cenacolo
Vidi un grande edificio in una zona alberata sul versante meridionale del monte Sion, non lontano dalle rovine del palazzo di Davide. Nel cortile spazioso di questa soli da costruzione vidi altre case,tra le quali quella del maestro di mensa e un’altra dove si radunavano la santa Vergine e le pie donne dopo la morte di Gesù. L’edificio si trovava in pessime condizioni, quando di venne proprietà di due buoni membri del sinedrio, Nicodemo e Giuseppe d’Arimatea. Essi provvidero a ristrutturare la sala principale allestendola come cenacolo per i banchetti pasquali degli stranieri. In questo locale vi avevano abitato i prodi capitani di Davide.Nel cenacolo non ho visto finestre: la luce scende dai fori praticati nelle alte volte; dal soffitto pendono molte lucerne. Durante le feste le pareti vengono coperte fino a metà altezza da meravigliose stuoie e tappeti e un velo blu viene steso al di sopra di un’apertura nel tetto. Una tenda simile separa la sala principale dei banchetti dal vestibolo, al quale si accede da tre ingressi. Dietro la sala principale si trova un locale interno, ai cui lati vengono deposti gli arredi e gli oggetti del culto, e al centro c’è un focolare che serve per cuocere i pani azzimi e arrostire l’agnello pasquale, ma viene usato anche per bruciare gli incensi e gli avanzi del pasto. La divisione del cenacolo in tre parti — vestibolo, sala centrale e sala interna — è simile alla struttura del tempio: atrio, santuario e santo dei santi. I locali situati nell’altra ala dell’edificio servivano da deposito per le grandi pietre tombali ed edilizie e come officina degli scalpellini, poiché Giuseppe d’Arimatea possedeva al suo paese cave di pietre della miglior qualità; egli commerciava in lapidi, ornamenti architettonici e colonne, e tutto veniva lavorato sotto la sua guida. Nicodemo collaborava con Giuseppe nell’attività commerciale, inoltre si occupava di sculture e lavori d’intaglio. Eccetto i giorni di festa, lo si vedeva spesso in questa sa la intento a scolpire disegni e ornamenti sulla pietra. 

In qua nocte tradebatur

Meditazione per il giovedì santo di S. Alfonso Maria De’ Liguori

Risultati immagini per giudizio universale
I) Considera, come appena l’anima uscirà dal corpo, che sarà condotta innanzi al tribunale di Dio, per essere giudicata. Il giudice è un Dio onnipotente, da te maltrattato, adirato al sommo. Gli accusatori sono i demonii nemici: i processi i tuoi peccati: la sentenza è inappellabile: la pena un inferno. Non vi sono più compagni, non parenti, non amici; fra te e Dio te l’hai da vedere. Allora scorgerai la bruttezza de’ tuoi peccati, né potrai scusarli come ora fai. Sarai esaminato sopra i peccati di pensieri, di parole, di compiacenze, d’opere, d’omissione e di scandalo. Tutto si ha a pesare in quella gran bilancia della divina giustizia, ed in una cosa, in cui ti troverai mancante, sarai perduto.
Gesù mio e giudice mio, perdonami, prima che m’hai da giudicare.

Ommmm

FRANCESCO “Il segreto della creazione è l’energia” 

Notte fonda. Ascoltiamo “Tra poco in edicola”, una delle belle trasmissioni della Radio Rai, che è una anticipazione dei principali quotidiani. Da anni Corriere, Repubblica e La Stampa non inviano le loro prime pagine. Tuttavia il “nuovo corso” di Repubblica ha infranto questa regola. E così sul “Giornalone”  è possibile visualizzare la prima pagina.
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Come certamente avrete notato, pur nella orribile nuova grafica del quotidiano di De Benedetti, c’è un articolo-intervista al Santo Padre. L’ha curata il Fondatore di Repubblica ossia Eugenio Scalfari. Se sia realmente una intervista è arduo dirlo: fior di vaticanisti hanno cercato di capire come (e se) si svolgono questi colloqui fra il novantenne Scalfari ed il Papa. Scalfari va a Santa Marta? In bus come Fico? Oppure si sentono a telefono? Oppure i due anziani hanno scoperto Skype o piu semplicemente “chattano” su facebook? Chissà.

Hic..hic..chi beve di più?

Il Vaticano: Eugenio Scalfari si è inventato l'intervista con il Papa

Per la Sala stampa "quanto riferito dall'autore nell'articolo odierno è frutto della sua ricostruzione". Secondo il fondatore di Repubblica, Bergoglio avrebbe negato l'esistenza dell'Inferno e teorizzato la "scomparsa delle anime non pentite"

Eugenio Scalfari (LaPresse)
Roma. Eugenio Scalfari si è inventato l'intervista con il Papa. Almeno così fa sapere la Sala Stampa vaticana, che con un comunicato diffuso poco dopo le 15 ha smentito il contenuto di quanto riportato questa mattina su Repubblica. Il fondatore, 94 anni tra pochi giorni, aveva attribuito a Francesco frasi che – a quanto par di capire – il Papa mai ha pronunciato.

Criticarlo senza motivo?


Antonio Socci: ORA È UFFICIALE: BERGOGLIO SOSTIENE TESI ERETICHE. SI PONE UNA DOMANDA DRAMMATICA: COME PUÒ RESTARE IN QUEL POSTO?


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PIù volte Eugenio Scalfari aveva riferito che secondo Bergoglio l'Inferno non esiste. Più volte avevamo chiesto che Bergoglio smentisse quelle gravissime parole.
Non lo ha mai fatto e oggi, in una nuova intervista con Scalfari, pubblicata da "Repubblica" è lui stesso che esplicitamente lo afferma: "(le anime di chi non è degno del Paradiso) NON VENGONO PUNITE... NON ESISTE UN INFERNO, ESISTE LA SCOMPARSA DELLE ANIME PECCATRICI".
COSI' DICENDO NEGA ADDIRITTURA DUE DOGMI: QUELLO DELL'ESISTENZA DELL'INFERNO E QUELLO DELL'IMMORTALITÀ DELL'ANIMA.

Lo smottamento verso l’apostasia

VIGANO' E PAPOLATRIA DI REGIME


Un clima plumbeo, da "regime totalitario". La "blindatura" di monsignor Viganò esempio dell’adulazione e servilismo verso papa Francesco: la "sua" neochiesa verso l’attuazione piena e definitiva della "rivoluzione modernista" 
di Francesco Lamendola  

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Un giorno, fra molto tempo, quando qualcuno scriverà la storia di questi nostri anni, e specialmente di questa nostra Chiesa, apparirà in bella evidenza quanto sia stata importante la vicenda Viganò, che più di qualcuno, ora, ha forse sottovalutato e considerato alla stregua di uno dei tanti casi di cattiva informazione, di confusione mediatica da parte di una chiesa che ha fatto dei media la propria strategia vincente, insomma di semplice pasticcioneria e dilettantismo. Invece non si è trattato di nulla del genere, ma di una dichiarazione di guerra. Il caso Viganò dimostra che la chiesa del signor Bergoglio, la neochiesa di questi nostri tempi, tutta sorrisi, accoglienza e solidarietà ai migranti, è lo strumento costruito appositamente per distruggere il cattolicesimo e per demolire, pezzo dopo pezzo, con zelo, con assiduità, con metodo, quel che resta della vera Chiesa cattolica, millenaria custode della Verità annunciata e testimoniata da Gesù Cristo. Uno strumento che, spinte le cose fino a un certo punto, ha deciso di lasciar cadere la maschera, forse per noncuranza, forse per vedere se era arrivato il momento di mostrarsi apertamente per ciò che è, senza che la massa dei fedeli sia stata capace di riconoscerlo e di capire, finalmente, cosa sta succedendo sotto i suoi occhi, nelle parrocchie, nelle diocesi, nelle Conferenze Episcopali e nella Curia romana, e cioè l’attuazione piena e definitiva della rivoluzione modernista.

Molti non vogliono ammetterlo

Monsignor Livi: “Nella Chiesa l’eresia è al potere e l’ignoranza è stata canonizzata”


Per il quinto anniversario del pontificato di Papa Francesco, Monsignor Dario Eodardo Viganò, responsabile della comunicazione vaticana  e di Vatican News, ha reso nota una lettera del Papa Emerito Benedetto XVI indirizzata a Papa Francesco. Su questo tema abbiamo intervistato Monsignor Antonio Livi.
Professor Livi, la sorprende questo endorsment del Papa Emerito?
” No. In fin dei conti,  la sua lettera, anche se non tocca la questione dottrinale, dà ragione a me, che ho sempre sostenuto esserci una inquietante continuità tra Ratzinger e Bergoglio nel modo di esercitare il magistero ecclesiastico. Molti (e tra essi un amico che molto stimo, Antonio Socci) non vogliono ammetterlo. Ma da un punto di vista teologico è un fatto innegabile, anche se il rilevarlo non implica una critica a Benedetto XVI dal punto di vista della santità personale”.

“Di solo pane vive l’uomo”

SUPEREX: MA IL PAPA PENSA CHE “DI SOLO PANE VIVE L’UOMO”? IL SOSPETTO C’È…

SuperEx – ex Movimento per la Vita, ex Avvenire ecc. ecc. ma per grazia di Dio non ex cattolico, anzi, – ci ha mandato a sorpresa un pensiero – triste – per la Quaresima che sta per concludersi, con la Cena del giovedì Santo. E poiché di digiuno e di cena si tratta, non è sbagliato che la riflessione di SuperEx sia centrata sul pane, quello reale, e sull’altro Pane, quello spirituale. Un commento che ci ha colpito, e non possiamo dire che ci abbia arrecato molta gioia. Ma, purtroppo, appare convincente.

Quod scripserunt, scripsit.

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Ma chi l’ha scritto il documento dei giovani?

    Ho letto il documento che i giovani hanno consegnato al papa in vista del sinodo dei vescovi su “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. Ne ho ricavato l’impressione di un testo vecchio nel linguaggio e nei contenuti, come se fosse stato prodotto non da giovani d’oggi, ma da qualcuno che è stato giovane mezzo secolo fa e non è ancora uscito da certi schemi e da certi complessi.
In apertura si dice che il documento “rispecchia le specifiche realtà, personalità, credenze ed esperienze dei giovani del mondo” ed è “volto a fornire ai vescovi una bussola che miri ad una maggiore comprensione dei giovani”. Ma pagina dopo pagina si nota che le riflessioni, “scaturite dall’incontro di più di trecento giovani rappresentanti da tutto il mondo” e con “la partecipazione di 15 mila giovani collegati online attraverso gruppi Facebook”, trasmettono l’idea di una Chiesa ridotta a organizzazione sociale, preoccupata più che altro di scusarsi per non essere sufficientemente al passo con i tempi. E dal punto di vista linguistico certe espressioni sembrano prese di peso dal repertorio di papa Francesco.

mercoledì 28 marzo 2018

Doppio capolavoro del demonio

L'UOMO NON E' MAI SOLO


Il Signore lo tiene per mano. I versi della Bibbia in cui è sintetizzata la visione cristiana della vita che poi con san Tommaso d’Aquino si fonde meravigliosamente al ceppo della filosofia greca e forma la concezione cattolica 
di Francesco Lamendola   

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 Il Signore fa sicuri i passi dell’uomo, / segue con amore il suo cammino. / Se cade, non rimane a terra, / perché il Signore lo tiene per mano (Salmo37, 23). In questi pochi versi della Bibbia è sintetizzata la visione religiosa e cristiana della vita: la visione che poi, per merito di san Tommaso d’Aquino, si fonde meravigliosamente con il ceppo della filosofia greca e forma la concezione cattolica, anima e sostegno della civiltà europea per quasi duemila anni. L’uomo non è solo; non è frutto del caso; non va verso il nulla; non è in balia di forze incontrollabili e incomprensibili; ha un destino, un fine, una meta, perché il Signore lo tiene per mano. Se si volesse concentrare in una formula telegrafica il senso della civiltà cristiana ed europea, il valore del cristianesimo nella storia e la funzione da esso svolta nella psicologia individuale e in quella collettiva, lo si potrebbe fare con queste poche parole: il Signore tiene l’uomo per mano; se cade, non rimane a terra. In queste parole c’è il segreto della forza spirituale che ha animato un’ottantina di generazioni, fino quando la civiltà moderna ha definitivamente soppiantato quella cristiana e l'ha in gran parte spazzata via.

Le prove non sono finite, la mia Sposa sarà spogliata,

Profezie e moniti di Santa Ildegarda Dottore della Chiesa



Comincia sempre così, tra noi nello Staff, uno scambio di idee, un chiarimento, una condivisione tra vecchi amici, poi ci si concentra sui lavori da fare: “vedi che devi scrivere qualcosa”. E l’altro risponde: “mah veramente io non scrivo, però a domanda rispondo”.
E così, tra noi, prende vita un argomento specifico: un bell’articolo di approfondimento su Ildegarda da Bingen? E giù una valanga di domande! Parlare di Santa Ildegarda e Dottore della Chiesa non è cosa semplice, la sua storia ci appassionò con la scelta di Benedetto XVI nel confermarla santa e nel dichiararla sì grande maestra per la Chiesa intera, con il titolo di Dottore. Sono quattro le Donne dichiarate Dottore della Chiesa: santa Caterina da Siena, santa Teresa d’Avila, santa Teresina del Bambin Gesù e santa Ildegarda..  Con domande e risposte, vi offriamo un modo diverso e, per certi versi inedito, di scoprire e capire questa grande Donna: la vita e le profezie, veri moniti alla coscienza.

1) Com’è possibile che una donna di quell’epoca abbia raggiunto una tale pienezza di scienza, iniziata com’era a ogni scienza e sapere?
Senza dubbio ciò non è possibile ad una persona “normale”, ma per Ildegarda la sua vita straordinaria era proprio la normalità, era questa “chiamata, vera elezione” personale e diretta di Dio che ella sentì fin da bambina e alla quale si affidò subito senza tentennamenti, ricevendo in cambio la Divina Sapienza. Donna di “un’altro mondo” se pensiamo che nasce nel 1098 in Renania, in un paese vicino a Magonza e che fin da bambina, come era allora l’usanza, venne affidata alle cure di una comunità religiosa benedettina retta da tale Jutta di Spanheim. Uno dei momenti travagliati della Chiesa e per l’Occidente che andava delineandosi geograficamente e politicamente: contrasti forti tra papato e Impero, l’Europa divisa, le città italiane si ribellavano al re germanico, in Inghilterra i contrasti portarono all’uccisione di Tommaso Becket, per non parlare dei papi che dovevano combattere contro la presenza di antipapi e al tempo stesso tenere freno alle eresie e alle ribellioni.

Non conosce vecchiaia

Come vivere la Settimana Santa


(di Cristina Siccardi) Se i Santi sono i testimoni del Vangelo vissuto, ognuno con la propria inconfondibile impronta, i Santi Padri della Chiesa sono coloro che hanno anche donato insegnamenti la cui profondità dottrinale e spirituale è inesauribile. I Padri della Chiesa, a differenza di tanti teologi del Novecento e del Duemila, non volevano essere originali e/o alternativi, loro obiettivo era esclusivamente di porsi al servizio di Cristo, della Chiesa e, dunque, della Verità rivelata, ed è per questo che il loro dire rimane autorevole e non conosce vecchiaia.
È per tale ragione che desideriamo riprendere alcuni loro pensieri e proporli per la Settimana Santa, la Settimana del Crocifisso, dove al centro sta appunto Cristo prima (Passione), durante (Crocifissione), dopo (Deposizione e Santo Sepolcro) la Santa Croce, della quale nessun credente può vergognarsene, perché segno di amore indefettibile, di vittoria contro il peccato e la morte, e segno della più grande libertà. «Nessuno, dunque, si vergogni dei segni sacri e venerabili della nostra salvezza, della croce che è la somma e il vertice dei nostri beni, per la quale noi viviamo e siamo ciò che siamo. Portiamo ovunque la croce di Cristo, come una corona. Tutto ciò che ci riguarda si compie e si consuma attraverso di essa. Quando noi dobbiamo essere rigenerati dal battesimo, la croce è presente; se ci alimentiamo di quel mistico cibo che è il corpo di Cristo, se ci vengono imposte le mani per essere consacrati ministri del Signore, e qualsiasi altra cosa facciamo, sempre e ovunque ci sta accanto e ci assiste questo simbolo di vittoria. Di qui il fervore con cui noi lo conserviamo nelle nostre case, lo dipingiamo sulle nostre pareti, lo incidiamo sulle porte, lo imprimiamo sulla nostra fronte e nella nostra mente, lo portiamo sempre nel cuore. La croce è infatti il segno della nostra salvezza e della comune libertà del genere umano, è il segno della misericordia del Signore che per amor nostro si è lasciato condurre come pecora al macello (Is. 53,7; cf. Atti, 8, 32)» (San Giovanni Crisostomo, Commento al Vangelo di san Matteo, 54, 4-5).
Il Crocifisso è degno di adorazione. Gesù stesso, istruì in tal modo i suoi discepoli: «Apparirà allora nel cielo il segno del Figlio dell’uomo» (Mt 24, 30), ovvero la Croce; anche l’angelo che annunciò alle donne la risurrezione di Cristo disse: «Voi cercate Gesù di Nazaret, il crocifisso» (Mc 16, 6) e San Paolo da parte sua afferma: «Noi predichiamo il Cristo crocifisso» (1 Cor 1, 23). Ogni atto compiuto da Cristo è una gloria di Santa Romana Chiesa, ma la gloria delle glorie è proprio la Croce.
Infatti, ancora san Paolo dichiara: «A me non avvenga mai di menar vanto, se non nella croce di Cristo» (Gal 6,14). San Leone Magno esorta: «Non ci si deve mostrare sciocchi tra le vanità, né timorosi tra le avversità. Ivi ci allettano le lusinghe, qui ci aggravano le fatiche Ma poiché la terra è piena della misericordia del Signore (Sal. 32, 5), ovunque ci sostiene la vittoria di Cristo, affinché si adempia la sua parola: Non temete, perché io ho vinto il mondo (Gv. 16, 33). Quando dunque combattiamo, sia contro l’ambizione del mondo, sia contro le brame della carne, sia contro gli strali degli eretici, siamo armati sempre della croce del Signore. E mai ci allontaneremo da questa festa pasquale, se – nella verità sincera – ci asterremo dal fermento dell’antica malizia. Tra tutti i trambusti di questa vita, oppressa da molte passioni, dobbiamo ricordare sempre l’esortazione dell’Apostolo che ci istruisce dicendoci: Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù» (Sermoni, 74,4-5).
Mentre sant’Atanasio, colui che pagò di persona e salvò, con pochi altri, la Chiesa dall’eresia ariana che attanagliò il mondo cattolico per lungo e doloroso tempo, esalta così la Croce di Cristo: «I pagani ci calunniano e ci scherniscono, ridendo sguaiatamente di noi, senza aver nient’altro da rimproverarci che la croce del Cristo. Ed è soprattutto questa loro incoscienza che suscita pietà: essi calunniano la croce, senza rendersi conto che la sua potenza ha riempito la terra intera e che, grazie ad essa, si son resi manifesti a chiunque i frutti della conoscenza di Dio» (Contro i pagani, 1).
Il Salvatore si è lasciato crocifiggere, allo stesso modo siamo chiamati noi a crocifiggere i nostri peccati, causa delle prigioni che costruiamo con le nostre mani. Meno vizi e più virtù per vergognarsi delle proprie mancanze e per gloriarsi della Crux cordis. Provare a vivere la Settimana Santa sentendo addosso lo sguardo del Crocifisso dovrebbe liberarci un po’ dalle zavorre terrene, migliorare qualcosa nel nostro essere… altrimenti avremmo vissuto invano una nuova Santa Pasqua. (Cristina Siccardi)

“Diverse abilità” liturgiche

LITURGIA. ABATE FARIA: ‘RIVOLUZIONE CULTURALE’ CHE NON SEMBRA AVERE FINE.


Abbiamo visto tutti il video pubblicato ieri su Stilum Curiae. E proprio mentre il post stava uscendo, l’abate Faria, senza aver preso visione del video stesso, ha inviato un suo commento che sembra appropriato alla circostanza. Ma non solo. Eccolo. 

“Omofobia” e discorsi d’odio

PAVIA

Guai al vescovo che dice la verità sull'omosessualità

Invitato in una scuola, il vescovo di Pavia, monsignor Corrado Sanguineti, ha risposto anche a domande sull'omosessualità riproponendo l'antropologia cristiana. E puntuali sono arrivati i fulmini dell'Arcigay con il solito sistema: intimidire per far tacere.


Il vescovo di Pavia, monsignor Corrado Sanguineti, ha incontrato lo scorso 7 marzo gli studenti di una scuola pubblica, l’Ipsia “Cremona”, ed ha parlato anche di omosessualità. «La tendenza omosessuale non è peccato – ha precisato il presule - ma qualcosa di disordinato rispetto all’ordine della natura. Non sarà quella la strada che ti farà felice. Ci sono anche degli omosessuali cristiani che con fatica accettano di dire ‘sono in questa condizione, non la voglio, accetto di non assecondare questo orientamento, di viverlo come un affetto, un’amicizia, di non dargli una stabilità sessuale’. Questa è una fatica, certo, la vita è fatta anche di fatica, ma c’è una situazione di omosessuali cristiani che fanno delle scelte che alla fine li rendono contenti».