Il Concilio è il nostro 1789 ! Il concilio Vaticano II è stato la vendetta contro il I. L'ipotesi che quanti lo vollero intesero riprendere l’opera abortita nel 1870 mirando a una "rivincita" sul dogma dell’infallibilità papale
di Francesco Lamendola
Quando si parla del Concilio Vaticano I, la mente della maggior parte delle persone corre al dogma dell'infallibilità papale, per cui si tende a identificare il concilio con quella storica decisione. Ma la verità è che il papa Pio IX, quando concepì l'idea del concilio - e ne diede annuncio ai cardinali fin dal 6 dicembre 1864, cinque anni prima della sua effettiva convocazione - pensava, sì, anche ad una eventuale affermazione solenne della infallibilità papale in materia dogmatica; ma, nello stesso tempo, aveva in mente uno scenario molto, ma molto più vasto. La vera posta in gioco, che, a suo avviso, rendeva necessaria la convocazione del concilio, era la definizione, chiara e inappellabile, delle relazioni fra la Chiesa e il mondo moderno: e non è certo un caso che il Concilio venne aperto, nella basilica di San Pietro, l'8 dicembre 1869, cioè nello stesso giorno in cui, quindici anni prima, aveva proclamato il dogma della Immacolata Concezione di Maria. In particolare, per Pio IX si trattava di ottenere una adesione dell'episcopato all'enciclica dell'8 dicembre 1864, Quanta cura, cui aveva allegato il Sillabo, un elenco di ottanta proposizioni dichiarate erronee e riguardanti le idee sociali, politiche e culturali più caratteristiche della civiltà moderna. L'intenzione e la finalità del Sillabo possono essere riassunte nell'ottantesima e ultima proposizione condannata, che, in un certo senso, le compendia tutte: il Romano Pontefice può e deve riconciliarsi e venire a composizione col progresso, col liberalismo e con la moderna civiltà.